Vigliano (Scoppito)

Per il tenimento di Vigliano nel Massiccio di Monte Cavola.

Appunti sul paese

Il centro di Vigliano è frazione del comune di Scoppito, al cui capitolo si rimanda per le note storiche. Si tratta di un centro di dialetto aquilano, ed anzi il più occidentale, a confine con l'area dialettale reatina.

Nel territorio dell'attuale Vigliano sorgeva, in epoca romana il vicus di Fisternae, forse dipendente da Amiternum. Dopo la diruzione di questa città, però, la zona viene a far parte della diocesi di Forcona, che sopravvisse per qualche tempo prima di essere conglobata in quella nuova dell'Aquila. Il toponimo Vigliano appare senz'altro di formazione prediale, dato il tipico suffisso -anus, probabilmente da un personale Vilius o simili. Viene menzionato per la prima volta nel sec. X.

La parrocchiale, dedicata a San Tommaso, pur se di antica origine, non conserva nulla del suo impianto, né del suo arredo originale, a causa di diversi rifacimenti, anche recenti.

Appunti sul territorio

La montagna di Vigliano si sviluppa prevalentemente alla sinistra orografica del bacino della valle di Corno, ma occupa anche un settore del massiccio del Velino, compreso fra quelli di Corno ad ovest e Rocca Santo Stefano a est.

Il crinale spartiacque fra i bacini di Aterno e Tévere (Salto) entra nel territorio viglianese con la tringéa degli aségli (1375 m), una insellatura cui segue la cima della sèrra (1551 m), la più alta della zona. Quindi si abbassa alla cózza (1395 m), per salire di nuovo con la cìma de vàlle lónga (1450 m) e deprimersi ancora ai feuciàri (1400 m). Oltre la successiva sella delle pràta lónghe (1400 m), comincia il tenimento di Rocca Santo Stefano. A sud della cresta spartiacque, si trova il bacino chiuso costituito dai piani di crispiòla e di pràtu marìnu. Questo è delimitato dalla parte opposta dal breve allineamento culminante con la cóppola de sambiétru (1275 m).

Manca di vere e proprie emergenze la montagna di Vigliano. Qualche sorgente, molto frequentata, si trova nella vàlle cistèrna e nella valle di àcqua frédda, a confine con Rocca Santo Stefano. Verso valle, invece, è notevole la presenza storica del castello diruto di San Silvestro, comune autonomo forse fino al 1806, legato in origine all'Abbazia di San Silvestro di Pietrabattuta.

La toponomastica

La regione di Crispiola
1. Il sentiero CAI n° 5 (della guida n° 4) ha origine dal km 16,100 della strada statale n° 17 (920 m), in corrispondenza di un cartello "Crespiola". Questa località, dove si trova il nuovo cimitero, è detta brecciàra a Vigliano, e le brecciàre a Corno. La versione riportata sulla cartografia IGM è Brecciara, in accordo alla versione viglianese. Quanto all'origine del toponimo, esso vale 'luogo breccioso', essendo un derivato in -ara dell'appellativo breccia. Il vallone lungo il quale sale la carrareccia è noto a Vigliano come fùssu della brecciàra.

2. La carrareccia del sentiero CAI n° 5 abbandona a q. 993 la vecchia mulattiera, per deviare verso il piànu de crispiòla, importante bacino carsico. Nel mezzo di detto piano si trova ju làgu de crispiòla (1012 m), chiamato il Laghetto sulla cartografia IGM, dove la contrada è indicata come Piano di Crespiola. Il toponimo crispiòla rifletterà l'aggettivo latino crispus 'riccio', o un qualche appellativo dialettale da esso generato.

3. Continuando sulla carrareccia, si trova una strettoia che chiude il bacino di Crispiola. Si tratta della località cupégliu (1143 m). Questo nome è omofono a Cupello (Ch). Entrambi sono derivati del latino cupa 'tino', come traslato geografico nel senso di 'strada infossata', senso questo comune anche all'italiano cupa.

4. La strettoia di Cupello immette nel secondo bacino chiuso di pràtu marìnu, indicato come Prato Marino sulla cartografia IGM. Il nome è chiaramente un composto di prato, ovvero 'prateria', e di un secondo termine che può riflettere il tipo toponimico marina 'acquitrino, pantano'. In alternativa, si tratterà di un personale 'Marino'. La prima parte del bacino è detta piànu della capànna, per via di qualche costruzione non riportata sulla cartografia IGM.

5. Il bacino di Prato Marino è chiuso dalla strettoia di passìttu (1100 m). Questo nome è semplicemente un diminutivo di passo, qui usato nel senso di 'passaggio', con riferimento proprio alla strettoia della valle.


La montagna della Cupola di San Pietro
6. Superato il Passetto, la carrareccia proveniente dalla Brecciara entra in un imbuto (1089 m) a monte del sentiero impervio di mmalepàssu. Questo nome si riferisce ad un passaggio fra le rocce, per chi proviene da nord. Il sintagma malepasso è molto diffuso in tutto l'Appennino abruzzese e si compone dell'aggettivo male 'impervio, difficile, scomodo' preposto, e dell'appellativo passo 'passaggio'.

7. A q. 1136 la carrareccia guadagna una selletta che si apre appena a sud del Colle Tondo. Questa zona è ricordata col nome di capànna degli vaccàri, per via della presenza di un rifugio dei 'vaccari', i mandriani delle vacche, non segnata sulle carte.

8. Superato il terzo valico della Capanna dei Vaccari, la carrareccia scende passando nei pressi del cocuzzolo di urticìgliu (1101 m), compiendo poi un paio di larghi tornanti. Il toponimo riflette il latino hortus, nel senso di 'località rigogliosa'. La formante -ìgliu è l'esito dialettale del suffisso -illo, di valore diminutivo e diffusione meridionale.

9. Finalmente, la carrareccia imbocca il solco del fùssu della cistèrna, che più in basso affluisce presso la stazione di Vigliano nell'alto bacino del Fosso dell'Impredatora. Il nome della valle, che è Valle Cisterna sulla cartografia IGM, dipende da quello dell'omonima sorgente che si trova più in alto, a q. 1051 circa, segnata come F.te Cisterna sulle carte. L'appellativo cisterna designa un sistema per la raccolta e l'immagazzinaggio dell'acqua piovana.

10. Il crinale alla sinistra orografica del Fosso della Cisterna culmina con il còlle tùnnu (1205 m). Questo dosso è aggirato dalla carrareccia, che scende in direzione della stazione di Vigliano, ed è chiamato Colle Tondo sulla cartografia IGM. Il nome è un composto di colle e dell'aggettivo tondo 'rotondo'.

11. A q. 901, lungo la carrareccia, c'è la fónde rànne, una sorgente attrezzata con un fontanile. Il nome F.te Grande presente sulla cartografia IGM è corretto. Successivamente, la carraeccia scende con un tornante alla piana e perviene al km 19 della strada statale, nei pressi dell'edicola di San Bernardino, e del còlle pratìgliu, un dosso che si eleva sopra l'edicola. Questo nome, che è stato adattato come C.le Pratillo sulla cartografia IGM, riflette in effetti l'appellativo prato, con il suffisso diminutivo -illo.

12. La dorsale che chiude a nord i bacini di Crispiola e Prato Marino comincia col cocuzzolo di còlle traicànde (1103 m), ad est del Fosso della Brecciara. Il toponimo è un composto di colle e di quello che è verosimilmente un soprannome locale. A valle di detto colle, verso il fondovalle, si trovano i prati della scommóneca, il cui nome - formalmente 'scomunica' - sembra piuttosto formato da una s- privativa, e dall'aggettivo comune 'comune, condiviso', forse perché si trattava di località dapprima divisa con Corno, e poi passata interamente a Vigliano.

13. L'elevazione a q. 1122 che continua il crinale a nord di Crispiola è detta coppetégli, evidentemente per via dei numerosi coppi che si trovano sulla spianata sommitale. Ad est di tale accidentata spianata c'è la sella - o 'piazzola', come dicono i paesani - della màndra degli cavallàri (1092 m). Questo nome richiama la presenza di una mandra, cioè uno 'stazzo, recinto', usato dai cavallari, ovvero i 'pastori di cavalli'.

14. Appena ad est della depressione della Mandra dei Cavallari, si trova il cóppu della cicùta. Si tratta di una dolina, chiamata cóppu a Vigliano e zone limitrofe. La specificazione è il fitonimo cicuta, specie che abbonderà in questo sito.

15. La cima più elevata (1275 m) della dorsale che chiude a nord il bacino di Crispiola è chiamata scherzosamente cóppola de sambiétru, volendo indicare la 'cupola di San Pietro', cioè della basilica di San Pietro a Roma. La designazione Cupola di S. Pietro riportata sulla cartografia IGM è pertanto corretta.

16. Il bosco sul versante settentrionale della Cupola di San Pietro è chiamato la castagnòla in loco, e pure la Castagnola sulla cartografia IGM. Tale nome dipende dalla presenza di giovani piante di castagno, detto castagna in dialetto.

17. Un terrazzo naturale che sporge a 1000 m circa sul versante settentrionale della Cupola di San Pietro è detto castégli dai locali di Vigliano. Non lontano, a 1035 m, c'è un altro cocuzzolo detto castigliùcciu. La presenza di questi toponimi dirimpetto a Vigliano fa pensare immediatamente alla Rocca Sancti Silvestri, castello che partecipò alla fondazione dell'Aquila e fu comune autonomo forse fino al 1806. Il nome di questo insediamento deriva dalla sottostante Abbazia di San Silvestro di Pietrabattuta, sita presso Vigliano. Dopo il trasferimento dei monaci a Santo Spirito d'Ocre, è probabile che i casali di questa rocca andarono diruti.

18. Compresa fra Castelli e Castelluccio, è ju fùssu egliu fùnnu egliu pìru, una valletta che trae il nome da un fùnnu, cioè un 'avvallamento coltivato', che si troverà più in basso. La specificazione del nome del fùnnu è il fitonimo pero. In effetti, sotto il fosso, ci sono i coltivi della vàll'ell'órza. Questo nome, a sua volta, si compone dell'appellativo valle e dello zoonimo orsa.

19. La dorsale della Cupola di San Pietro degrada verso est con ji cóppi bàssi (1210 m). Da questa zona, scendono verso la piana e la stazione di Vigliano ji canàli degli cóppi bàssi. Il toponimo vale 'coppi bassi', rispetto ad altri coppi situati a quote più elevate, mentre l'appellativo canale vale qui 'canalone di montagna, fosso che porta acqua'.

20. A valle dei Canali dei Coppi Bassi, si trovano i coltivi delle tèrre de zingarégliu, che traggono il nome da un personaggio localle, tale 'Zingarello'. Non lontano, si ritrova la carrareccia di Prato Marino, che che va a sfociare sulla strada statale nei pressi del km 19.

21. Alla destra orografica del Fosso della Cisterna si trova l'altro impluvio della vàlle de acquafrédda, proveniente da Tornimparte, ma che in tenimento di Vigliano sfocia nei pressi della Fornace, in località ambredatóra. Questo curioso nome è proposto sulla cartografia IGM come F.so dell'Impredadora, ma l'origine non è chiara. Formalmente, si tratta di un deverbale da *ampredà, ma il significato di questo verbo dialettale ci è ignoto.

22. Oltre la Valle di Acquafredda, si ha il crinale di castigliùcciu, dove passa il confine col tenimento di Rocca Santo Stefano. Il nome sarà un semplice traslato geomorfico, assegnato ad un colle che svetta come un 'castello'.


La montagna della Serra
23. La vecchia mulattiera che andava da Crispiola a Rascino è detta la stragliasélli a Corno, ovvero 'la strada degli asélli. A Vigliano, il toponimo suona aségli, e la sella a q. 1395 sul crinale spartiacque è la tringéa degli aségli. In questi toponimi troviamo il fitonimo asello, che designa nell'aquilano una 'specie di pianta spinosa'. Il senso dell'appellativo tringera usato per designare la sella è invece lo stesso dell'italiano trincea, derivato dall'incrocio del francese tranchee e di trinciare. A Corno, questo nome è pure diffuso, semplicemente come la tringéra.

24. La cima immediatamente sopra la sella degli Aselli è chiamata a Vigliano sèrra (1551 m), mentre a Corno è conosciuta come le sèrre de vigliànu. Questo importante monte non è denominato in alcun modo sulla cartografia IGM, anche se ivi compare Serre, ma in posizione equivoca, sul versante settentrionale. Il nome è l'appellativo serra 'cresta dentellata'.

25. Il crinale della Serra si abbassa verso est ad una insellatura (1395 m), detta la cózza, dove transita una diramazione della strada degli Aselli. Il nome riflette l'appellativo aquilano cozza 'buca nel terreno, pozzanghera' e deriva dalla morfologia del sito, che presenta un avvallamento piuttosto grosso. Il toponimo Coppo Chiappino riportato sulla cartografia IGM nelle vicinanze del valico non ha riscontro presso i locali.

26. La successiva elevazione (1450 m) della cresta spartiacque, a sudest della sella della Cozza, è chiamata cìma de vàlle lónga dai locali. Questo toponimo presuppone l'esistenza di una vàlle lónga, cioè 'valle lunga' che però non è stata registrata.

27. In corrispondenza della Cima di Valle Longa, sulla cartografia IGM compare l'oronimo C.le dello Schiavo, che non è appropriato, visto che dipende dal toponimo cóppi degli schjàvi, una serie di avvallamenti sul filo di cresta (1406 m) e sul versante che guarda Fiamignano. Quest'ultimo toponimo è pure presente sulla cartografia IGM, come Coppi degli Schiavi, e dipenderà da un soprannome locale di origine etnica 'Schiavi', cioè 'Slavi (cattolici)'. Molto importante questo richiamo, anche perché non lontano, in tenimento di Tornimparte, si trova pure un Coppo degli Ebrei.

28. Appena sotto la cresta spartiacque, si trova un ripiano erboso (1358 m), noto come pràta dello spedàle. La prima parte del toponimo è l'appellativo prata 'prateria', mentre nella seconda parte si fa riferimento ad uno spedale, cioè una stazione di cura, forse riferito al bestiame, oppure alla proprietà di una congregazione religiosa. L'elevazione sulla cresta proprio sopra il pianoro (1430 m) è pure nota come còlle delle pràta dello spedàle.

29. L'elevazione che comprende la Cima di Valle Longa ed il Colle delle Prata dell'Ospedale termina con l'insellatura dei feuciàri (1400 m). Il nome del valico è il collettivo felciaro 'felciaio, luogo dove vegetano le felci', riflesso del latino filicarium. La mulattiera che svalica alla sella dei Felciari è la più occidentale delle tre strài, ovvero 'le tre strade' che si diramano da un trivio posto a q. 1230, raggiungibile dalla carrareccia di Prato Marino.

30. Proseguendo lungo il filo di cresta, si trova il cóppu della cónga, ovvero un grosso avvallamento, in loco detto cóppo, denominato Coppo della Conca sulla cartografia IGM (1389 m). Il nome riflette l'appellativo conca, come evidente traslato geomorfico, in relazione alla conformazione della località.

31. La centrale delle tre strài risale lungo il cóppu tùnnu, che dovrebbe corrispondere all'imbuto chiamato Coppo Tondo sulla cartografia IGM. Il toponimo è un composto dell'appellativo coppo 'avvallamento' e dell'aggettivo tondo che ne richiama la forma.

32. La più orientale delle tre strài va a svalicare in cima alle pràta lónghe (1400 m), una zona prativa, da cui il nome, che si allunga dietro un cocuzzolo (1409 m) ed in direzione dell'altopiano dei Coppi Piani, diviso con Fiamignano e Tornimparte. Proprio la zona dei tre confini è detta cóppu cummùne, cioè 'comune'.

33. Verso est, l'allineamento culminante con la Serra termina in corrispondenza del solco del fùssu de ruscìttu, uno dei due rami nei quali la Valle Cisterna si biforca verso l'alto. Il nome della valle riprende un soprannome locale 'Rossetto'.

34. Nella parte alta del ramo di destra (orografica) dell'alta Valle Cisterna si trova, a confine con Rocca Santo Stefano, la fónde della palómma (1137 m), una sorgentella. Come molte altre sorgenti, questa prende il nome dal palommo, il 'colombo selvatico'. Non è chiara questa diffusa associazione fra l'animale e le sorgenti: può essere che i colombi vadano a bere presso queste fonti, ma forse lo zoonimo cela un appellativo idronimico più antico, in seguito accostato per paretimologia a palommo.

35. Una terza sorgente si trova sotto la Fonte della Palomma, e di fronte alla Cisterna. Si tratta della fondanèlla, così detta per via dell'esiguità di portata, rispetto alle altre due. Eppure da questa fonte parte l'acquedotto che alimenta Vigliano.