Santo Stefano di Sessanio

Appunti sul paese

Santo Stefano si raggiunge dalla statale n° 17 - bivio di Barisciano - in circa 10 km. E' posto a cavaliere di due montagne, con magnifica vista sul pianoro del Lago verso nord e dall'altra parte sull'alta valle del Tirino.

Fu centro di un pagus romano nell'età imperiale, con fulcro nella località che ancor oggi conserva il nome di sëssiàndë, da cui l'attributo "Sessanio" al paese. Fu poi incastellato nel sito attuale, detto in precedenza ciafànë e quindi aggregato alla Baronia di Carapelle.

Del periodo mediceo conserva diversi stemmi gentilizi su antichi portali, nonché la maestosa torre che domina l'abitato.

Appunti sul territorio

Il territorio comunale di Santo Stefano confina con L'Aquila, Barisciano, Castelvecchio, Calascio e con la provincia di Teramo (Isola) al di là della catena del Gran Sasso, della quale occupa un litato settore, oltre ad una porzione dell'altopiano di Campo Imperatore. Per il resto, sia a monte che a valle del paese, il territorio è interamente montuoso.

A valle del paese, il pianoro carsico di viànë e la sua appendice di vàlla ùstë sono delimitati, verso sud, dalla cresta della sélva (1290 m). Verso nord, invece, dal crinale dove si trova il paese, comprendente anche la cima di zafanìllë (1557 m) ad ovest dell'abitato, ed il còllë dë la crócë (1327 m) ad est. Una stretta soglia se ne stacca, per dividere il piano di lucchjànë da quello di prësùta, dove c'è un laghetto, e poi collegarsi alla dorsale, allineata in direzione nord-sud, che funge da spartiacque fra il bacino endoreico di Piana Locce e le valli di Calascio. Questa dorsale si eleva con le cime di cappëllónë (1557 m), poi con i dossi andrëcòllë (1570 m) e finalmente con la montagna di tòra (1758 m), l'ultima prima dell'altopiano di Campo Imperatore. Oltre la piana, sulla catena principale del Gran Sasso, appartiene a Santo Stefano la vetta alpinistica di M. Infornace (2634 m).

Diversi fontanili, pozzi, ecc. sono presenti sulla montagna di Santo Stefano, come il fontanile a rëfànë (1361 m), e quello ai margini della piana delle mmóglië. Ma la sorgente più importante è quella che serve l'abitato, riònnë, situata sotto la barriera rocciosa del Gran Sasso. Località turistiche di un certo rilievo sono l'area di racóllë, con le sue piste di sci di fondo, ed il laghetto sotto il paese, con la chiesetta di Santa Maria delle Grazie. Importante per le costruzioni temporanee agro-pastorali è poi il piano delle cónnërë.

La sentieristica attuale (segnavia bianco-rossi) comprende i seguenti itinerari: n° 35, Santo Stefano-Racollo, n° 36, Santo Stefano-Rocca Calascio-Calascio, n° 37, Santo Stefano-Locce-Passaneto, n° 41, Santo Stefano-Barisciano, n° 42, San Pio-Carapelle-Castelvecchio-Santo Stefano.

La toponomastica

La montagna delle Serre
1. Una strada piuttosto recente è stata tracciata in modo tale da collegare il paese all'altopiano di Campo Imperatore, in particolare alla zona di Racollo, frequentata soprattutto d'inverno dagli sci-escursionisti ed ora anche dai fondisti. Fuori le mura del centro medievale, si raggiunge la strada proveniente da Barisciano, che corre a nord dell'abitato, e la si segue in direzione est. Si passa sotto il cocuzzolo (1327 m) del còllë dë la crócë, caratterizzato da una croce (1300 m ca.) che sovrasta la ripida salita dall'estremità nord del paese. Il cocuzzolo è indicato sulla cartografia IGM col nome C.le della Croce.

2. La strada per Racollo risale sotto il Colle della Croce, con debole pendenza, la valletta di màcënë. Nella quale sono segnalati dei muretti a secco, da cui il toponimo, che riprende per l'appunto l'appellativo macera 'muro di pietre a secco', ma con l'accento anticipato.

3. La cima della valletta di Macera è un'insellatura (1274 m) situata a nord del Colle della Croce. Si sale quindi in diagonale sul pendio noto come lë custaréllë, sul quale si trovavano alcuni coltivi. Il toponimo, riportato come Costarelle sulla cartografia IGM, è trasparente, riflettendo l'appellativo costa 'pendio', ed in particolare 'pendio coltivato'.

4. Ad est di un tornante della strada per Racollo (1322 m) parte una strada bianca che corre a mezza costa lungo la porzione di pendio detta l'órza, che si estende fino ai confini con Calascio. Chiamata Costa dell'Orsa sulle carte IGM, la località sarà stata in passato frequentata da 'orsi', oppure il toponimo è un traslato geomorfico, per via dell'asperità della zona.

5. Dopo il tornante di q. 1322, la strada per Racollo torna verso ovest, giungendo poco dopo nei pressi della sorgente di rëfànë (1361 m). La sorgente prende il nome da quello della località dove si trova, un'angusta valletta in passato risalita da un sentierino. La cartografia IGM riporta i toponimi F.te Rofano per la sorgente e Cima di Rofano per la zona dove il suddetto sentiero svalica verso la Valle di Castelvecchio. Il toponimo è presumibilmente di origine prediale, derivando da un personale romano, forse Rufus.

6. Il sentiero che saliva alla fonte di Rofano passava lungo la località di còllë carbónë (1300 m), a confine con le Costarelle. Il nome citato si compone dei due termini 'colle' e 'carbone', forse perché vi si faceva il carbone.

7. Dopo la fonte di Rofano, la strada per Racollo si dirige verso il piccolo pianoro coltivato detto addébbëlë. Questo toponimo, riportato come V. Debole sulla cartografia IGM, forse riflette un latino *debulum col valore di 'debbio', cioè 'luogo bruciato per la riduzione a coltura'. In tal caso, il toponimo avrà avuto origine con il disboscamento del pianoro.

8. La valle di Debolo è raggiunta da un sentiero che parte sulla solagna di Macera, detto vìa rëtónna. Il significato della designazione è evidente. Infatti, il sentiero compie un giro dietro una crestina sassosa (1366 m) che separa la valle coltivata dal sottostante pianoro del Lago.

9. La strada per Racollo svalica la lunga cimata delle sèrrë al passo noto come càpë lë sèrrë (1451 m). Tale designazione è già riportata, come Capo di Serra nell'Atlante di Rizzi Zannoni (a. 1783). Il toponimo Serre si riferisce a tutta la dorsale che si estende fino ai confini con Calascio, separando il bacino chiuso del Lago dagli impluvi che fanno capo alle valli di Calascio. Il punto più elevato del crinale è la q. 1478, sul confine comunale a monte della valletta di Rofano. Quanto all'appellativo serra, esso designa una 'cresta dentellata di monte', con allusione ai denti della 'sega', che è il significato originario della voce latina.


La montagna di Tracolli
10. Al di là del valico di Capo la Serra, la strada per Racollo scende al margine della vàllë dë castëlvécchjë, la quale si estende in direzione est fino ai confini con Calascio, dove è chiamata pure vàllë dë castelvècchjë. L'origine di questa designazione, di per sé trasparente e correttamente riportata come Valle di Castelvecchio sulla cartografia IGM, è incognita.

11. Proseguendo verso nord, la strada per Racollo risale la valletta delle mmóglië. Si tratta di coltivi evidentemente situati in un terreno originariamente fangoso, poiché il toponimo riflette l'appellativo moglia, che continua un latino regionale *mollja, dall'aggettivo mollis 'tenero, molle'. Gli adattamenti presenti sulle carte IGM, le Mogli e Pozzo delle Mogli sono fuorvianti.

12. A nord del pianoro delle Moglie, l'orografia diventa alquanto complicata, con un susseguirsi di dossi e vallette. La strada per Racollo costeggia a est il cocuzzolo di còllë dónnëchë (1495 m). Adattato come C.le Dòniche sulla cartografia IGM, il toponimo riflette in realtà l'aggettivo latino dom(i)nicus, con riferimento ad una proprietà signorile rurale.

13. Ad est delle Moglie, si innalza un montagnone (1570 m) chiamato M. Tre Colli sulla cartografia IGM. Questo adattamento dipende dal toponimo dialettale andrëcóllë, riferito a dei coltivi situati laddove le stesse carte IGM riportano il nome Costa Tre Colli. Si tratta di adattamenti errati, giacchè il significato del nome dialettale è 'tra (i) colli'.

14. Le pendici occidentali della montagna di Tracolli sono note come l'uràgnë dë lë cónnërë, perché si tratta del versante esposto a borea - in dialetto uràgnë - del pianoro (1400 m ca.) delle cónnërë, di eccezionale interesse per la presenza di costruzioni rurali stagionali. Anche il nome è di estremo interesse, trattandosi di un plurale arcaico del tipo in -ora del termine cuna 'culla', con allusione alla forma. Oggidì il pianoro è raggiungibile da una diramazione della strada per Racollo che se ne stacca all'altezza delle Moglie. Sulla cartografia IGM si trova riportato le Gondole, ma tale adattamento pare completamente arbitrario.

15. Verso est la valle di Connora si stringe ad imbuto e prende il nome di pràta scrìtta, il quale si compone dell'appellativo prata 'pianoro coltivato', in origine plurale di pratum 'prato', specificato dal participio scretto 'inciso, graffiato'. L'adattamento riportato sulle carte IGM è completamente diverso, Costa di Pietrascritta.


La montagna di Tora
16. Lasciata la valle delle Moglie, la strada per Racollo si infila nella strettoia (1491 m) del vàdë dë pòrtërë, la quale immette nel pianoro di pòrtërë. Questo toponimo appare piuttosto antico, giacchè si presenta come un plurale neutro in -ora di porta, con allusione forse alle numerose strettoie vallive che qui confluiscono. Sulla cartografia IGM vengono riportati i toponimi Guado di Portoli e Portoli.

17. Il pianoro di Portora è sormontato verso est dal colle (1458 m) dello sparviérë, il cui nome, C.le Sparviero nell'adattamento ufficiale, richiama attraverso un traslato assai frequente quello del rapace 'sparviero'.

18. Da Pòrtora la strada per Racollo aggira un dosso (1560 m), noto come cìma dë pòrtërë ovvero 'cima di Portora' e segue dall'altra parte la vàllë frésca, la quale più in basso è coltivata. Il toponimo è chiaramente composto dall'appellativo valle e dall'aggettivo fresco, con riferimento all'esposizione a nord dei coltivi, che si trovavano per lo più a borea. Sulle carte IGM, il nome è riportato come Valle Fresca.

19. Il tracciato dell'acquedotto interseca in più punti la strada per Racollo. Dopo il pianoro di Portora, questo risale a 1576 m sull'insellatura chiamata la cùna dë pràta. Questo nome riprende l'appellativo cuna 'culla', mentre la specificazione è il nome del sottostante pianoro di pràta. Si tratta di terreni coltivati, con un piccolo laghetto al centro, costeggiati dalla strada per Racollo. Per questa località è segnalato un sito paleolitico, collegato alla presenza di acqua. Il toponimo è un plurale arcaico del termine prata, il quale curiosamente viene utilizzato poco più avanti, nel nome della località lë pràta (1594 m), che differisce dal precedente solo per l'uso dell'articolo. Le due località ed anche i due toponimi sono ritenuti ben distinti dai paesani di Santo Stefano, mentre la cartografia IGM conguaglia il tutto come il Prato, Costa del Prato.

20. Oltre le Prata, la vecchia via dell'acquedotto va a culminare ad un valico a 1560 m nei pressi del Lago di San Pietro, per poi scendere definitivamente nell'altopiano di Campo Imperatore, nella zona di Racollo.

21. La grossa montagna che si innalza immediatamente ad ovest dei pianori di Portora e di Prata è conosciuta dai locali col nome di tòra. Questo toponimo ci testimonia di un passato linguistico assai antico, discendendo direttamente da una base *taur-, che ha ampi riscontri in tutta l'area mediterranea, donde il diffuso tipo toro che nel centro-meridione d'Italia ha dato origine a diversi toponimi Toro, Tuoro, Montoro, Montorio. E' inoltre attestato per il latino il termine torus (con la -o- breve), dal significato di 'rialzo di terra', collegato alla base in questione (il dittongo -au- ha dato regolarmente -ò-, almeno nei dialetti dell'Appennino Centrale). Bisogna aggiungere che probabilmente in passato questo nome indicava tutta la cresta sommitale del Gran Sasso ad occidente di Monte Camicia (dunque compreso Monte Prena). Infatti nel documento del 1352 che sancisce la confinazione tra Barisciano e la Baronia di Carapelle, si trova "a montibus de Camisea versus montem Thoru recta linea" prima del rio di Rigonda, che scende proprio da Monte Prena (o meglio dalla cima oggi chiamata Monte Infornace).

22. La montagna di Tora culmina con la cima (1758 m) che sulla cartografia IGM è curiosamente indicata con il nome M. Cecco d'Antonio. Questa fantasiosa traduzione discende dal nome locale dei cocuzzoli che costituiscono la cima, lë ciòcchë dë ndòra, composto con una variante ciocca dell'appellativo coccia 'testa', che ben si adatta alla conformazione del luogo. Sulla stessa cartografia IGM si trova però il toponimo V. Pè di Toro che indica una valle alle pendici ovest della montagna. Questo nome si confronta col dialettale pédë tòra, che designa il pianetto (1437 m) in cima a detta valle.

23. Ad ovest della montagna di Tora, oltre due solchi vallivi quasi paralleli, si estendono i compatti pendii della montagna di vìculë, sormontata da una pineta e culminante con la ragguardevole q. 1706, denominata M. Mesola sulle carte IGM. Il nome vìculë, ripreso dalle stesse carte come Costa di Vicoli, è formalmente un diminutivo del latino vicus 'villaggio', specializzatosi nell'italiano 'via stretta', ma il significato in un contesto montano è poco chiaro. Questa montagna è un importante nodo orografico, facendo parte della cerchia che chiude il bacino interno di Passaneta (Barisciano) e del crinale spartiacque fra le Locce e Campo Imperatore (allineamento Vicoli-Tora).

24. A sud i pendii di Vicoli terminano con la vàllë ru mélë, attorno alla quale si trovavano dei coltivi. Il nome riflette il fitonimo melo ed è riportato sulla cartografia IGM come Coste del Melo, con riferimento ai pendii coltivati.

25. Più in basso, la Valle del Melo confluisce nella vàllë dë la rëddëcàra, la quale - ormai ai confini con Barisciano - è tributaria del bacino interno delle Locce. Il toponimo riflette un collettivo orticara di 'ortica', per via della presenza di tale pianta, ed è riportato come V. Orticara pure sulla cartografia IGM.


La montagna di Cappellone
26. Le zone a nord del paese sono servite dal tracciato di una antica mulattiera che, prima della costruzione della strada carrozzabile per Racollo, permetteva di raggiungere Campo Imperatore. Tale strada è ancora evidente appena fuori Santo Stefano, allorchè si perviene all'incantevole pianoro di prësùta che si estende appena a nord dell'abitato. Il suo nome è molto antico, essendo menzionato in documenti anteriori all'anno 1000. Presumibilmente si tratta un derivato di presa 'quantità di terreno che si può lavorare in un giorno'. Sulla cartografia IGM viene riportato Piano Presuta.

27. La piana di Presuta è resa interessante dal laghetto di Santo Stefano, oggi raffinata meta turistica, sulle cui sponde sorge la chiesetta della Madonna del Lago. Proprio dietro la chiesa, nella zona detta per l'appunto arrétë la madònna 'dietro la Madonna', prende le mosse la vecchia mulattiera.

28. Dopo una salita piuttosto erta il tracciato dell'acquedotto di Rigonda impiana in prossimità di un serbatoio (1323 m), ai margini del pianoro di Debolo. Deviando verso ovest, si passa attraverso i terreni di magnapànë, così chiamati da un qualche soprannome locale 'Mangiapane'. Sulla cartografia IGM si trova riportato V. Magnapane.

29. La caratteristica cima che domina i terreni di Magnapane è detta cappëllónë (1557 m). Il nome, adattato nella forma M. Cappellone sulle carte IGM, è chiaramente allusivo alla forma della montagna, che ricorda un 'cappello'.

30. Alle pendici meridionali di Cappellone, verso il serbatoio dell'acquedotto, si trovano i coltivi detti rë nghiàstrë. Tale toponimo ha a che vedere con il verbo castrare, forse perché tali pendii sono impervi e sconnessi. Non sembra confrontarsi invece con una voce pur omofona nghiàstrë che significa in alcuni dialetti 'impiastro, pasticcio, cosa mal fatta'.

31. A nord della cima di Cappellone si estende la lunga valle di trajétta. Tale nome è veramente affascinante, giacchè si configura come un continuatore del latino traiectum, -a da cui l'italiano 'tragitto'. Si tratterà allora della testimonianza del passaggio che avveniva in questa valle di chi era diretto alla piana delle Connora. Sulle carte IGM il toponimo è riportato come V. Traetta.


La montagna di Ciafanello
32. Da Presuta parte una strada bianca in direzione ovest che raggiunge il piano delle Locce in territorio di Barisciano, nonché - sempre nell'ambito di questo comune - il pianoro di Villa. Abbandonato il piano, la strada risale una valletta incassata, detta delle stréttë, che culmina con una selletta a 1336 m, già ai confini. Il toponimo riflette l'appellativo stretta 'strettoia' ed è riportato sulla cartografia IGM come le Strette.

33. Ad est del valico delle Strette, dietro un dosso (1434 m), si trova una valletta coltivata che si estende fino ai confini con Barisciano, chiamata vàllë dë cànna. Qui l'appellativo canna è usato probabilmente nel senso di 'gola intermontana'.

34. Ad ovest del valico delle Strette, al di là di un cocuzzolo (1379 m) battezzato C.le di Tartalo sulle carte IGM, vi è il piccolo ed appartato pianoro di tàrtëlë. Tale toponimo, che si ritrova pure nel nome Coste di Tartalo riportato sulle stesse carte IGM, risulta alquanto enigmatico, pur potendosi confrontare con il latino tartarum nel senso di 'inferno, luogo impervio'. Alcuni toponimi simili si trovano in Lombardia, e vengono spiegati dal Dizionario UTET risalendo ad un personale romano Tartus o simili.

35. A sud del pianoro di Tartalo sale il versante a borea di zafanìllë, una montagna ben individuata culminante con una cima (1557 m) sulla quale si trovano resti di fortificazioni del I millennio a.C. Per quanto riguarda il nome, che suona Safanello nella carta di Rizzi Zannoni (a. 1783) e Cafanello nell'adattamento IGM, si confronta col nomignolo ciafànë (zafànë), con cui viene affettuosamente chiamato il paese di Santo Stefano. Giacché il primo nucleo del paese è da ricercare in località sëssiàndë, come si vedrà in seguito, si può presumere che originariamente il costone dove sorge il paese attuale fosse chiamato zafànë, e la cima sovrastante zafanìllë, entrambi nomi oscuri forse di origine onomatopeica.

36. Alle pendici meridionali di Ciafanello si apre la coltivata vàlla vùsta, detta vàlla viùsta a Barisciano e chiamata Valle Augusta sulla cartografia IGM. Il nome pare richiamare l'aggettivo latino augustus nel senso di 'importante, preminente'.


La montagna della Rocca
37. Seguendo la strada provinciale per Calascio, abbandonate le ultime case dell'abitato ed il cimitero, ci si incunea in una valletta che porta il significativo nome di sëssiàndë, dal quale proviene la specificazione Sessanio aggiunto nel 1863 al nome del comune. Si tratta in effetti del sito dell'antico pagus romano, esistente nel I millennio a.C. e sopravvissuto nella tarda antichità, poi incastellato in epoca altomedievale nel luogo attuale, nei pressi della parrocchiale di Santo Stefano. Riguardo al nome sëssiàndë, è un plurale con valore locativo di sëssàndë, con inserimento intermedio della -i finale (questo fatto fonetico è diffuso nel dialetto locale), ma l'origine è poco chiara. Una frequente resa latineggiante è Sessanctum.

38. Dopo circa 1 km sulla provinciale per Calascio si apre in direzione nord lucchiànë, un pianoro carsico con un pozzo (1202 m). Il toponimo, che suona Piano Lucchiano sulle carte IGM, trae origine dal nome del proprietario romano del fondo, presumibilmente Luculus, ed è menzionato anche in documenti altomedievali, il che conferma la sua antichità.

39. Una strada campestre di penetrazione permette di raggiungere il pozzo di Lucchiano e di proseguire più a monte verso i coltivi di vàllë marìna, che si estendono verso i confini comunale. Il nome della località riflette un appellativo mara di origine preromana, assai tipico per designare valli umide. Sulla cartografia IGM viene riportato il toponimo V. Marino.

40. Poco più a sud di Valle Marina si trovano altri coltivi in località caprégna. Tale nome dipende da un aggettivo capregno, con valore di 'terreni delle capre'.


La regione di Viano
41. Il territorio pedemontano di Santo Stefano è costituito da una serie di ripidi costoni che convergono verso il pianoro di viànë a (975 m ca.). Si tratta di una serie di campi carsici che si estendono verso sudest anche in territorio di Calascio e Castelvecchio. Il nome Viano è di origine fondiaria, si confronta con Viano, comune in provincia di Reggio nell'Emilia, e deriva dal personale latino Vilius o simili.

42. L'accesso a Viano dal paese era garantito da una mulattiera che compie un ampio giro attorno al piano. A valle dell'abitato il pendio è ancora detto sóttë la vòta, dalla vòta che proprio la 'girata' compiuta dalla mulattiera.

43. A 1043 m la vecchia mulattiera deviava decisamente per il fondovalle, in una zona dove le carte segnalano alcune casette e la presenza di vigne, e che prende il nome di cèsë. Questo è dall'appellativo cesa, qui forse nel senso di 'bosco ceduo', per contrasto con i coltivi più in basso. I primi terreni che si incontravano procedendo verso Viano erano quelli della sèdëca, dal nome oscuro.

44. Oggidì esiste una più comoda strada campestre che, con percorso più tortuoso, scende a Viano dall'abitato, tagliando il costone immediatamente sotto il paese, che è chiamato sópra lë vìgnë per la presenza di 'vigne' nel fondovalle.

45. Prima di giungere a Viano, si trova un bivo. La via di sinistra scende al piano, mentre quella di destra è diretta alla Selva. Al termine del Costone di Sotto, quest'ultima trova prima un solco vallivo e quindi passa sotto la carësèlla (1147 m), un caratteristico cocuzzolo nudo. Il toponimo in questione riflette l'aggettivo caroso 'calvo, pelato' per via dell'assenza di vegetazione sul colle.

46. Aggirata la Carosella, la strada per la Selva guadagna ru vàgnë, una sorgente con un abbeveratoio che si trova a 1050 m ca., nel pianoro della vallónga. Questo si estende a nord della Selva, fino ai confini con Barisciano. Il nome della località è un composto 'valle longa', ed è ripreso dalla cartografia IGM come Coste di Vallelunga, che si riferisce alla sëlàgna dë vallónghë, ovvero gli assolati pendii rivolti verso sud. Pure sulle carte IGM è riportato il toponimo il Bagno.

47. Dal Bagno è possibile ritornare a Viano passando per la valletta delle scócë. Il nome, riportato come le Scoce sulla cartografia IGM, è composto col prefisso intensivo s- ed è un deverbale di còce(re) 'scottare, fare caldo', con riferimento all'esposizione della valle.

48. A borea della Valle Longa si estende il lungo crinale della sélva, occupato da una boscaglia, che culmina con la cìma dë la sélva (1290 m). Questo crinale fa parte dell'ampio sistema orografico della camàrda, che interessa anche i comuni di Barisciano, San Pio e Castelvecchio. Per quanto riguarda il territorio di Santo Stefano, la massima elevazione si ha a 1308 m, proprio ai confini meridionali. Quanto al toponimo, esso riflette l'appellativo selva 'bosco', ed è riportato sulle carte IGM come Selva di S. Stefano e come Cima della Selva.


La regione di Campo Imperatore
49. Partendo da ovest, il primo valico che permette di raggiungere Campo Imperatore si trova a 1628 m fra le montagne di Vicoli e di Tora. Al di là, si apre la piccola depressione di càmbërë nébbëlë, il cui nome è formato dal consueto plurale in -ora di campo e da un fitonimo dialettale per il 'ginepro'. Il nome compare già nel documento del 1352 come "Campum Niblis". Sulla cartografia IGM viene riportato l'oscuro adattamento Campo delle Ginestre.

50. A nord di càmbërë nébbëlë si scende ancora alle pràta ru vóvë, una vasta depressione (1549 m) chiusa ad ovest dal crinale sul quale emergono i resti della grancia di Santa Maria del Monte. Il tipo toponimico bove 'bue', qui rappresentato, è interessante perché frequentemente sovrapposto ad una base ben più antica, dal significato di 'concavità', 'sprofondo', presente particolarmente nei nomi di grotte (es. la Grotta del Bove a Taranta Peligna) o di circhi glaciali (Monte Bove sui Sibillini), ma anche in nomi di paesi e, con qualche riflesso, nel lessico (greco medievale bóua 'fossa da grano, silo'). Sulla cartografia IGM il toponimo è riportato come Prato del Bove.

51. Ad est delle Prata del Bove, seguita dalla strada carrozzabile per Racollo, è la tondeggiante vàllë maniérë, così detta con allusione alla forma del maniero, un tipo di mestolo di legno. Sulle carte IGM il nome della valle è Valle Maniere.

52. Al confine comunale con Calascio si trova la località turistica del làghë dë racóllë, nel pianoro omonimo. Sulla cartografia IGM questi toponimi sono riportati come Lago Racollo e Piano Racollo, ma derivano da una base oscura. Forse risulta composto, attraverso un suffisso -ollo (con metafonia -ùllo in Ba(v)ullo, nome di un piano sul Sirente), da una base rac- da alcuni ritenuta prelatina.

53. Della toponomastica della catena del Gran Sasso sono rimaste tracce assai scarse a Santo Stefano. I soli nomi ricordati con sicurezza sono riònnë e piànë riónnë che si riferiscono alla sorgente (1850 m) sotto la Forchetta di Santa Colomba, che alimenta il paese con il suo acquedotto, e che si trova al confine con la striscia di territorio appartenente al comune di Carapelle. Quanto al nome riònnë, appare a prima vista un composto di rio con un aggettivo vonno, presente in zona nel toponimo di Calascio fórca vónna, e che forse si confronta con il nome del paese di Onna, da ricollegare al latino unda, se non è una semplice variante di vono 'buono (per il pascolo ecc.)'. Infatti, nel documento del 1352 relativo alla confinazione tra Barisciano e la Baronia di Carapelle, come "aque rigi Grictiosi vocati Rigundi". Dunque il toponimo si riferiva in origine al fosso parallelo alla Canala, oggi secco, che segna ancora il confine tra Santo Stefano e la striscia appartenente a Carapelle. Comunque sia, forse in seguito al prosciugamento del corso d'acqua, il toponimo compare in seguito nella corografia storica come Rigonda ad indicare l'intera catena limitata ad occidente dal vado di Corno, attribuita a Barisciano nel XIV sec. e poi ceduta nel XVI sec. alla Baronia. Ancor oggi il termine riònnë indica tutta la attuale montagna di Santo Stefano, dai confini con Barisciano al canalone omonimo.

54. Altre località di cui non si è persa completamente memoria sono le capannéllë, un insediamento (1619 m) in mezzo alla piana, e lë faiéta, la montagna - ora completamente nuda - che per un tratto segna il confine con Barisciano.