Antonio Sciarretta's Toponymy |
Tuttavia, questo metodo dà luogo a numerose piccoli "continua" e ad aree isolate, rendendo di fatto impossibile una classificazione comprensiva. In questa pagina propongo di usare un algoritmo basilare di partizione dati (clustering) al fine di raggruppare le aree omogenee in un numero dato di macro-aree. L'algoritmo in questione è il classico k-medie, che minimizza la somma delle distanze tra i dati di uno stesso raggruppamento ed il suo elemento medio. Diversamente da molti studi dialettometrici che hanno applicato k-medie (in realtà varianti più sofisticate dell'algoritmo base) prendendo come misura della "distanza" quella di Levenshtein fra singole parole rese nei vari dialetti, qui uso la distanza definita nella pagina precedente, cioè quella calcolata a partire dalle stringhe di 10 caratteri che codificano i 10 fenomeni fonetici considerati.
Usando questo metodo, ed imponendo successivamente la ripartizione in 2, 3, 4 e 5 macro-aree, ho ottenuto le carte seguenti.
I dati e i risultati sembrano confermare le classificazioni dei dialettologi (che non usavano k-medie). Volendo fare 2 gruppi, si separano i dialetti "orientali" (adriatici e peligni) da quelli "occidentali". Aggiungendone un terzo, viene fuori un gruppo "meridionale". Con K=4 questo gruppo meridionale si divide in due, uno sud(orientale rivolto al Molise ed uno sud-occidentale rivolto al Lazio. Con K=5 si separa un gruppo "settentrionale" (teramano-ascolano). Solo con K=6 i dialetti nord-occidentali tradizionalmente classificati come "mediani" (aquilano, carseolano e tagliacozzano-palentino) si separano da quelli occidentali tradizionalmente classificati come "meridionali" (marsicani ecc.).
Una volta classificati con questo metodo tutti i dialetti centro-meridionali, il risultato che si ottiene per l'Abruzzo è in linea con la classificazione parziale K=4 qui sopra. In Abruzzo compaiono aree afferenti a tre raggruppamenti dialettali: quello abruzzese, quello mediano, e quello campano-molisano.