Castel del Monte

Appunti sul paese

Castel del Monte si trova lungo la statale n° 17 bis, su un colle che sovrasta la piana del Campo, o di San Marco.

Sulla sommità del Colle della Battaglia vi sono tracce di fortificazioni risalenti al XI sec. a.C. mentre un successivo vicus romano si sviluppò alle sue pendici, non distante dalla via Claudia Nova che, attraverso il valico di Pesatero, conduceva a Forca di Penne. Nella tarda antichità il vicus decadde e fu continuato da un modesto insediamento, chiamato Marcianesi (Marcianisci) alle pendici del Colle San Marco, dipendente dai monaci volturnensi di San Pietro ad Oratorium in valle tritana. Questo insediamento venne in seguito ricordato dalla memoria popolare come la favolosa Città delle Tre Corone, giacchè si dette il nome Corone ai resti del vicus romano allora affioranti nella piana. Con le incursioni saracene dei sec. X-XI, su Colle San Marco fu eretto un borgo fortificato, ancora visibile, del quale la sottostante chiesa di San Marco era parrocchia. Il borgo fu efficiente fino a tutto il XII sec. ma fu poi trasferito nel sito attuale prima del 1223, per volere dei signori feudali della valle tritana. La leggenda vuole che il primitivo nucleo di Castel del Monte venisse chiamato Ricetto come un 'ricovero' per i pastori. A partire dai Normanni, che conquistarono l'Abruzzo all'Italia Meridionale, grande sviluppo ebbe in effetti la pastorizia transumante, massima risorsa economica di Castel del Monte. Alla fine del XIX sec. si ebbe una forte espansione urbanistica al di fuori delle mura, che portò il centro del paese nell'attuale piazza.

Nel borgo medievale, cinto da mura con cinque porte, si trovano la chiesa della Madonna del Suffragio (XV sec.) e la parrocchiale di San Marco, nata prima del XV sec. come cappella del castello e poi Abbazia di San Nicola. Successivamente prese l'attuale titolarità quando la chiesa di San Marco, situata nella omonima piana, andò diruta. Una altra chiesetta intra moenia è Santa Caterina, dichiarata basilica nel 1795, a pochi anni dalla sua costruzione (1791). Fuori le mura, esistono ancora San Donato, ormai toccata dalla recente espansione edilizia e Santa Maria delle Grazie. L'architettura civile annovera soprattutto gli sporti, lunghe gallerie che forano le case del borgo, addossate le une alle altre. Attraverso una di queste, la "Sportella", si accede alla piazza del Ricetto, ossia il cortile del castello. Il Palazzo del Governatore (XV-XVI sec.) conserva un bel portale, ed ancora notevole è il Palazzo Colelli, dell'omonima estinta famiglia. Il paese possedeva inoltre tre forni. La fontana che occupa il centro della piazza principale del paese, venne edificato nel 1901 insieme all'acquedotto di Fonte Vetica.

Appunti sul territorio

Il territorio comunale di Castel del Monte confina con Calascio, Ofena e Villa nella provincia dell'Aquila, nonché con la provincia di Pescara (Farindola) e Teramo (Arsita, Castelli). Sia a monte che a valle del paese, può ritenersi del tutto montuoso, comprendendo anche una vasta porzione dell'altipiano di Campo Imperatore, ed un lungo tratto della catena del Gran Sasso.

A valle dell'abitato, il pianoro di ngàmbë occupa il settore meridionale del territorio, delimitato verso est da una corona di colline relativamente basse, come le còstë dë sandëmàrchë (1212 m), la dëfènza vècchja (1280 m) il còllë dë la crócë (1327 m), fino al poggio dove sorge il paese. Verso nord è la dorsale dei cóglië (1522 m) che si salda con le montagne di Calascio, mentre verso ovest il piano si allarga con diverse valli secondarie, fra le quali piccìpëlë fino ai confini. A monte del paese, un'importante barriera è costituita dall'allineamento spartiacque fra i bacini del fiume Tirino e di Campo Imperatore-fiume Tavo. Questa linea comprende la rocciosa cima delle rëparàtë (1771 m) ad est e, oltre il valico stradale di Capo la Serra (1599 m) l'altopiano dei chëgnójë. La sella del uàdë dë la mëndàgnë (1535 m), attraversata da un'importante mulattiera, prelude all'imponente cima di móndë córnë (1904 m). Questa fa parte di una delineata serra, che si estende, a nord del piano di natrèlla fino all'altra cima di còccia (1927 m) ed alla Sella di S. Cristoforo (1654 m). A nord del citato spartiacque, c'è la piana di Campo Imperatore, divisa fra le aree principali delle cucchjarèllë, di vètëca e della fóssa. Ad est, le acque dei valloni di crëtaròla, cuturàmë e pietrattìna si gettano nell'alta valle del fiume Tavo, oltre i confini provinciali. A nord, invece, la piana lascia il posto alle ripide balze del Gran Sasso, la cui catena comprende, nel territorio di Castel del Monte, la montagna dell'altàrë con la cima della uardiòla (2564 m), quella di M. Tremoggia (2331 m) e, ad est del uàdë dë sièlla (1725 m), le più modeste elevazioni di macërónë (1882 m) e di M. Guardiola (1808 m), prima di concludersi con la valle del Tavo.

Le località più importanti dal punto di vista storico sono quelle attorno al piano del Campo, come il còllë dë la battàglia (1180 m), sede del primo insediamento (fortificato) preromano, mentre il successivo vicus romano era poco più sotto, alle corónë (dë sandëmàrchë), nei pressi del km 19 della strada per Calascio. Nella parte alta del territorio, si trovano diverse strade campestri e fontanili, segno dello sfruttamento agricolo e pastorale della zona. Le fonti principali sono quelle di frènda (1529 m), del cuavónë (1444 m) - l'antica "neviera" del paese -, e poi quelle dei chëgnójë (1572 m), alimentata dall'acquedotto del paese che prende alla Vetica, tra l'altro frequentata area turistica e sciistica, nei pressi della quale c'è l'altro fontanile delle fundëcèllë (1580 m). Altre piccole sorgenti si trovano alle pendici del Gran Sasso e nella zona della màcëna, mentre dei pozzi sono a natrèlla (1386 m) e nel Campo.

La sentieristica attuale (segnavia bianco-rossi) comprende i seguenti itinerari: n° 33 Rocca Calascio-Castel del Monte-Ricotta, n° 34 Castel del Monte-Racollo, n° 46 Castel del Monte-Ofena.

La toponomastica

Monte Camicia
1. Proveniendo da ovest lungo la strada statale di Campo Imperatore, si entra nel comune di Castel del Monte in coincidenza di un vasto canale ghiaioso che scende dalle rocce del Gran Sasso, la fërnàca, risalito da una strada dal fondo dissestato. All'origine del toponimo vi è l'appellativo forno, per il fatto che il luogo si presenta come assolato, essendo l'esposizione predominante a S. Sulla cartografia IGM il nome è adattato come Fornaca, riportato due volte ai lati del canale. Inoltre, le carte riportano una sorgente, chiamata F.te Fornaca.

2. La Fornaca ha origine dagli spettacolari costoni fra M. Prena e M. Camicia, noti come còstë dë sfërrùccë, sui quali salgono sia la via normale al Monte Prena che un paio di vie di qualche impegno alpinistico. Quanto al nome Sferruccio, può essere legato o ad un soprannome locale, o meglio alla presenza di minerali di ferro (nei pressi c'è una vecchia minera, ma di bitume), o ancora ad un deverbale da sferrà, nel senso di 'salita che sferra i cavalli'. Sulla cartografia il personale risulta attribuito anche al valico compreso fra le cime del Monte Prena e del Monte Camicia (2233 m), ma nella forma errata Vado di Ferruccio, mentre correttamente riportato è il toponimo Coste di Sferruccio.

3. Ad est della Fornaca, si trova la porzione di altopiano detta lë piànë dëllë cucchiaréllë. Il nome, le Cocchiarelle nella cartografia IGM, allude alla forma della cocchiarèlla, un nome dialettale per 'cucchiaio, mestolo di legno'.

4. Dopo circa 2 km dai confini comunali con Calascio, si trova a sinistra lungo la statale una diramazione che, attraversata la piana in direzione nord, permette l'accesso alla miniera di bitume di Monte Camicia. Questa si trova alle pendici della montagna, a 1764 m sopra la zona delle callérë. Sulla cartografia IGM è riportato il nome i Caldai, nonché una sorgente battezzata F.te Caldai. Tale toponimo può essere in effetti un riflesso di callara 'paiolo', o forse derivare da calle 'strada, via di campagna' attraverso un suffisso -era- di valore intensivo-collettivo.

5. Sopra la miniera di bitume si erge la compatta montagna dell'altàrë, costituita da ripidi pendii erbosi. Il toponimo è riportato come l'Altare sulla cartografia IGM e riflette un nome assai diffuso sull'Appennino come traslato geomorfico, con allusione ad un poggio che regge un ripiano relativamente pianeggiante, come un 'altare'.

6. I pendii dell'Altare culminano con la q. 2564, la più alta del territorio in esame ed una delle maggiori del Gran Sasso, della guardiòla. Il nome locale è abbastanza trasparente, giacchè guardia indica un 'posto di vedetta'. Il nome ufficiale, dagli albori della cartografia della zona (già in Magini, a. 1620), nonché quello attualmente riportato su IGM e universalmente noto agli escursionisti è però M. Camicia. In realtà, pare che il termine camìscia era in origine attribuito ai costoni boscati - un tempo certamente meno nudi - situati più a est, oltre il vallone di Vradda, nella zona della pineta di Fonte Vetica. Tale fascia è ancora ricordata come màcchia, o màcchia camìscia, ed il nome si confronta con Macchiole riportato sulla cartografia IGM. Quanto all'origine del toponimo camiscia, esso è probabilmente di origine personale, da un Camisius o simili. Altrimenti risulta oscuro, giacchè non sembra accostabile alla voce cama 'pula, loppa' o ad altre voci risalenti alla stessa base lessicale, che vale anche 'giaciglio, cespuglio prono, lettiera'.

7. Continuando lungo la statale dopo il bivio per la miniera, si giunge in breve ad attraversare un secondo canale ghiaioso, detto della màcëna, dentro il quale si trova una sorgente che porta lo stesso nome (1488 m). La parte alta del canale è detta càpë la màcëna. Il nome è presente sulla cartografia IGM sia come Valle della Macina che come F.te della Macina, e si può spiegare col termine macera 'muretto a secco', 'pietraia' (con l'accento ritratto), assai diffuso nella zona, piuttosto che con macina 'pietra della macina'.

8. Oltre la valle della Màcera comincia la regione delle cundricìnë, che occupa tutta la restante parte dell'altopiano, a partire da càpë lë cundricìnë, alle pendici della montagna. Vi è un sentierino che attraversa tutta la zona, e che è detto annëmésë lë cundricìnë, cioè 'in mezzo alle Contricine'. Il significato del nome, da contra, è chiaro se si pensa che, proveniendo dal paese, queste terre risultano 'opposte' rispetto al solco della Màcera.

9. Seguendo la statale, si arriva ad un bivio (1506 m) in corrispondenza di un curvone. Si tratta della località detta la prëtélla, probabilmente per via di qualche roccione che si troverà nelle vicinanze. Molto diffusa era infatti l'usanza di attribuire nomi ai macigni, anche con qualche valenza sacrale legata alle superstizioni.

10. Prendendo il ramo di sinistra al bivio della Pretella, si procede decisamente verso nord, in direzione di Fonte Vetica. Si attraversano le Contricine tenendo sulla sinistra, non lontano, il montarozzo dal sinistro nome di còllë dëll'ómë mórtë, che costituisce una propaggine della montagna della Guardiola. Il toponimo è riportato come Colle dell'Omo Morto sulla cartografia IGM, e sembra proprio ricordare di un 'uomo morto' nella zona.

11. Sul Colle dell'Uomo Morto si trova la fóndë sóttë lë gróttë, in cima ai dirupi che poi scendono verso la miniera. Il nome della sorgente è riportato come F.te Grotte sulla cartografia IGM, e comunque riflette la presenza di 'grotte' nelle vicinanze.

12. Dopo un rettilineo lungo meno di 2 km, la strada di Fonte Vetica giunge nel piazzale, centro di un complesso turistico favorito dalla presenza di un rifugio, di un campeggio, e - d'inverno - degli anelli per lo sci di fondo. Inoltre è base per diverse escursioni nel gruppo del Monte Camicia, fra le quali la già citata via normale. Il nome dialettale della regione è vétëca, mentre le carte IGM riportano Vetica di Camicia, con la specificazione che richiama il toponimo Camicia, in origine attribuito proprio ai pendii a monte del piazzale. Quanto al toponimo vetica, esso riflette un fitonimo dialettale per 'vetrice', una pianta degli ambienti umidi.

13. La zona di Vetica è ricca di sorgenti. Oltre alla fonte (1632 m) chiamata sulla cartografia IGM Fonte Vetica, vi sono lë fundicéllë, con abbeveratoio (1580 m), non lontano dalla strada. Tale sorgente è chiamata le Fonticelle sulla cartografia IGM.

14. Di fronte al piazzale di Fonte Vetica la montagna della Guardiola (Monte Camicia) è solcata dal vallone di vràdda, costeggiato dalla via normale di salita che sale in una pinetina. Il nome è presente come Vallone di Vradda sulla cartografia IGM, ed è di origine probabilmente antica.

15. Ad oriente della cima indicata sulle carte IGM come M. Tremoggia (2331 m), un cocuzzolo (1928 m) si distingue dalla dorsale spartiacque. Dietro questa cimetta si apre l'insellatura detta ru fùnnë, il cui nome è un evidente riflesso dell'appellativo fondo, nel senso di 'conca prativa'. Qui si trova anche una sorgente, chiamata fóndë frédda con riferimento al carattere dell'acqua sorgiva. Tale sorgente è indicata sulla cartografia IGM, ma senza nome.

16. La catena spartiacque procede oltre Monte Camicia in direzione sudest fino ad abbassarsi nell'importante uàdë dë siélla, una depressione (1725 m) che permette la comunicazione con Rigopiano, nel versante di Farindola. Il valico è chiamato Vado di Siella sulle carte IGM, e come Siello già nella carta del Magini (a. 1620). Tale nome si compone dell'appellativo vado 'passaggio, valico', mentre l'origine della specificazione è ignota, giacchè questa non sembra potersi confrontare per via dell'inspiegabile dittongo con sella 'insellatura, valico' (in tal caso sarebbe una tautologia).


La montagna di San Vito
17. Dal bivio di Vetica, seguendo la statale in direzione est, si incontra dopo poco un altro bivio. Prendendo il ramo di sinistra, si va verso il valico stradale di Vado di Sole. La porzione di altopiano attraversata è chiamata la fóssa a causa di un avvallamento. Sulla cartografia IGM il toponimo è riportato come la Fossa.

18. Al centro della piana della Fossa sporge di appena qualche metro il cocuzzolo del còllë dë rë trózzë. Tale nome, riportato come C.le dei Trozzi sulle carte IGM, riflette senz'altro un soprannome o cognome locale di casato, 'Trozzi'.

19. A sudest del valico di Siella, il crinale spartiacque prosegue con lë còstë dë sandëvìtë, un bastione allungato in direzione nordovest-sudest che termina al valico stradale di Vado di Sole (1621 m) a confine con la provincia di Pescara. Sulla cartografia IGM viene riportato il toponimo Costa di S. Vito, che si compone dell'appellativo costa 'pendio' e di una specificazione agionimica di origine sconosciuta. Le stesse carte hanno attribuito il nome di M. S. Vito alla cima (1892 m) con la quale culmina il crinale, che però è detta dai locali macërónë. Questo nome è un derivato accrescitivo di macera 'muro, muro a secco', forse come traslato, per il fatto che la cima è rocciosa.

20. A poca distanza dal Vado di Sole, un po' defilata a monte della strada, c'è la fóndë dë ru sërpéndë (1681 m), mentre poco sotto la strada (1552 m) si trova la fóndë plàja. Entrambi i toponimi sono riportati sulla cartografia IGM. Il primo come F.te del Serpente, dal nome del serpente che frequenta le zone umide (c'è un'analoga designazione a Pescomaggiore). Il secondo nome è stato adattato in F.te Plaia, ma la specificazione è piuttosto la versione dialettale, con il nesso pl- conservato, del latino plagia 'pendio (incolto)'.

21. Le Coste di San Vito terminano con una stretta valle, che raccoglie ad imbuto l'altopiano di Campo Imperatore e lo fa confluire nel bacino del fiume Tavo, le cui sorgenti si trovano in territorio di Castel del Monte. Questa valletta è detta pietrattìna, e la sorgente che vi si trova è detta fóndë pietrattìna. Questi toponimi, Pietrattina e F.te Pietrattina nell'adattamento IGM, risultano poco chiari, potendosi trattare di un derivato di preta col raro suffisso -atto, oppure di un composto diverso.


La regione di Campo Imperatore
22. La direttrice moderna di accesso a Campo Imperatore è costituita dalla strada statale che, giunta sull'altopiano, si dirama in direzione di Vado di Sole e di Fonte Vetica. Imboccata la strada appena a monte del paese, si passa a mezza costa sopra le case più alte. Sulla sinistra svetta il colle detto càp'alla crócë nòva, con riferimento ad una crocetta che si trova alle sue pendici (1443 m). In cima a questo colle, sopra una pinetina, c'è l'ultimo serbatoio dell'acquedotto prima del paese.

23. Proseguendo lungo la strada per Campo Imperatore, si lascia a destra un cocuzzolo (1474 m) detto còllë gràssë. Il nome del colle è riportato come C.le Grasso sulla cartografia IGM. Qui l'aggettivo 'grasso' è utilizzato nel senso di 'buono, ricco', con riferimento al pascolo del bestiame.

24. Dietro il Colle Grasso, sotto la strada, si estende allungata la valle della cascéra (1414 m). Riportato come Valle della Cacera sulla cartografia IGM, il toponimo fa in effetti riferimento ad una cascera, ossia un luogo dove si faceva il cacio, una 'caciara'.

25. In corrispondenza di un'ampia curva (1487 m) della strada per Campo Imperatore, si trova sulla sinistra una strada sterrata che si ricollega con la Via del Cavone nei pressi del Vado della Montagna. Alquanto internati, si aprono in questa zona una serie di crateri noti come rë cóppë dë lëcciàrdë. Tale toponimo richiama un personale locale che è stato ripreso sulle carte IGM per designare un cocuzzolo (1642 m) come M. Licciardi.

26. Ad est delle pendici orientali di Monte Corno comincia una vasta regione caratterizzata da una orografia molto tormentata. La strada per Campo Imperatore passa dapprima ai margini delle rëtagliàtë, una zona ribattezzata le Tagliate sulla cartografia IGM. Il toponimo è formato con un prefisso intensivo re- applicato al termine tagliata, quest'ultimo nel senso di 'bosco tagliato per la messa a pascolo, tagliata di piante'.

27. Prima di un curvone sulla strada per Campo Imperatore (1584 m) si può deviare verso la fóndë dë rë chëgnójë, la quale si trova (1572 m) nella vasta ed accidentata regione dei chëgnójë. Questa occupa buona parte del territorio compreso fra la strada e la piana di Campo Imperatore. Sulla cartografia IGM viene riportato sia il toponimo Cognoli che quello F.te dei Cognoli. Il termine cogno, del quale cognolo è diminutivo, è il continuatore popolare del latino cuneus nel senso origrafico di 'punta di terra', oppure del latino congius, una misura per liquidi, traslato per designare una 'cavità'. Data però l'orografia del luogo, appare più probabile la seconda ipotesi e quindi cogno sarà qui sostanzialmente un sinonimo di coppo.

28. Al margine orientale dei Cognoli, si trova l'importante valico stradale di càpë dë sèrra (1600 m). Il nome del valico è riportato correttamente come Capo la Serra sulla cartellonistica stradale, mentre sulla cartografia IGM M. Capo di Serre è stato attribuito alla cima che sovrasta il valico (1771 m). Quanto all'origine della designazione, essa riflette l'appellativo serra 'crinale allungato e dentellato'.

29. Al di là del valico di Capo di Serra si entra nell'enclave amministrativa di Ofena, scendendo fra i consueti dossi nella località ricótta. Qui si trovano un'area picnic ed il "Rifugio Ricotta" (1517 m), non lontano dalla strada. Il nome, che compare come Ricotta sulla cartografia IGM, è un traslato geomorfico che allude alla forma convessa della 'ricotta'.

30. Una località confinante a ovest con Ricotta, anch'essa in comune di Ofena, porta il curioso nome di papamórtë. Come conferma la cartografia IGM con Papa Morto, si tratta di un soprannome locale.

31. Dopo il Rifugio Ricotta un secco tornante immette nel piano di pràtë crëtaròla, sede in inverno di una pista per lo sci di fondo, di nuovo in comune di Castel del Monte. Lungo la strada le carte IGM segnalano una sorgente indicata col nome di F.te di Cretarola. Ai margini della piana, verso est, si eleva una serie tormentata di dossi, che costituiscono la regione della créta, in mezzo ai quali si apre il solco del vallónë dë crëtaròla, attraverso il quale le acque di Campo Imperatore confluiscono nel bacino del fiume Tavo. Tutti questi toponimi riflettono l'appellativo creta, da cui il derivato cretaro ed il diminutivo cretarola 'terreno argilloso'. Sulle carte IGM vengono riportati Prati di Cretarola, la Creta, Vallone di Cretarola.

32. A nord della piana di Cretarola svetta un cocuzzolo (1530 m) detto còllë dë sanfrangéschë, nei pressi del quale è il bivio che porta al Vado di Sole. Sulla cartografia IGM il nome è presente come C.le S. Francesco, con riferimento ad un santo titolare di una delle chiese del paese.

33. Prima del bivio per Vado di Sole, a q. 1467 si trovava la fóndë dë cuturàmë, ora scomparsa. In direzione est, si allarga la depressione del vallónë dë cuturàmë, la quale è seguita da una mulattiera. Il nome della valle, ripreso da quello della sorgente, è riportato come Valle di Codorama sulle carte IGM, ma tale ricostruzione è senz'altro errata, anche se non si è in grado di proporre una etimologia per il toponimo. Il nome Valle della Pelletrella riportato pure sulle carte non è stato registrato dai locali, ma sembra chiaro che esso riflette un diminutivo di polletra 'puledra'.

34. La mulattiera di cuturàmë procede verso il Vallone di Cretarola, transitando sul versante a nord di quest'ultima e poi, per aggirare le impraticabili pareti rocciose nella zona delle sorgenti del Tavo, risalire nella zona del fùnnë dëj'ùrsë. Tale toponimo, riportato come Fondo dell'Orsa sulla cartografia IGM, ci testimonia la presenza dell'orso in questa zona.

35. Ad ovest della piana di Cretarola, dall'altro lato della strada, si apre il piànë dë ru spëdàlë. Si tratta di una porzione pianeggiante piuttosto vasta, confinante a sud con Papamorto. Il nome è Piano dell'Ospedale nell'adattamento presente sulle carte IGM, e deriverà dalla presenza di un qualche ricovero, del quale non si sa dire nulla.

36. Verso nord, il Piano dello Spedale è chiuso dal canale sassoso della gravàra, oltre la quale si estende la piana di Campo Imperatore vera e propria. Il toponimo è assente sulle carte IGM, stranamente in quanto si riferisce a località molto importante. Esso è un derivato dell'appellativo grava, molto diffuso, dal significato di 'frana, brecciaio'.

37. In un canale secondario che fa capo alla Gravara, sul versante a nord, si trova la sorgente detta ru uàgnë (1477 m). Tale nome, riportato come il Bagno sulla cartografia IGM, significa 'bagno per il bestiame'. Un'altra sorgente che si trova all'interno della Gravara è la fóndë cùpa (1483 m). Chiamata F.te Cupa sulle carte IGM, questa sorgente viene detta 'cupa' per l'essere incassata all'interno del canale. Il toponimo è ripreso nella designazione di un avvallamento che si trova poco più a sud (1485 m), detto fùnnë dë fóndë cùpë. Ma la dizione di quest'ultimo nome è un po' problematica: è stato anche sentito come fùnnë cùpë e addirittura fùnnë lùpë.

38. Appena a nord del tratto più chiuso della Gravara, si eleva il còllë casciàrë (1562 m), ben individuato rispetto alla piana di Campo Imperatore. Il toponimo è riportato come C.le Caciaro sulla cartografia IGM, e dipenderà senz'altro dal nome caciaro 'pastore che si occupa di fare il cacio' o comunque da cacio con un suffisso -aro di valore aggettivale.

39. Alla Gravara scendono due stradelle provenienti dal Vado della Montagna. La più orientale delle due percorre la vàllë lùnga, sfociando a 1491 m sotto il Colle Caciaro. Il nome della valle è trasparente, ed è correttamente riportato come Valle Lunga sulla cartografia IGM.

40. La seconda valle che scende dal Vado della Montagna è la vàllë sërvèlla, la quale sfocia nella Gravara a 1503 m. In effetti il toponimo registrato dai locali è piuttosto la locuzione appéd'a bbàllë sërvèlla, che si riferirà proprio allo sbocco nel canale. Sulla cartografia IGM compare il toponimo Valle Servella, il quale ricorda Valle Serviera (vàllë sërvìrë), sulla Majella. Potrebbe trattarsi dello stesso appellativo con due suffissi differenti (-ero, -ello), e si può pensare a selva o a cervo.


Monte Corno
41. L'abitato di Castel del Monte è dominato dall'imponente cima di móndë córnë (1904 m). La forma della montagna ben giustifica l'appellativo corno che è alla base del toponimo, e che è molto diffuso sull'Appennino Centrale, a partire dalla cima più alta del Gran Sasso, per continuare con il cosiddetto (IGM) Monte Corvo sempre sul Gran Sasso, che in realtà, per gli abitanti di Nerito (TE) è ancora "Monte Corno".

42. Le pendici a sud di Monte Corno sono dette la còsta dë vózë, riprendendo l'appellativo costa 'pendio' ed un personale vózë non chiaro, forse un gotico Bozo. Questo toponimo è stato traslato sulla cartografia IGM alla cima di Monte Corno, ribattezzata M. Bolza e come tale ormai entrata nell'uso escursionistico. Ma il Marzolla nella sua carta (a. 1783) riportava, più correttamente, Serra de' Bolzi.

43. La cima gemella di Monte Corno, allineata sulla stessa dorsale poco più a ovest (1927 m), e chiamata localmente còccia dalla voce dialettale per 'testa', con riferimento alla forma tondeggiante. Sulle carte IGM è stata invece ridenominata Cima di M. Bolza.

44. Le pendici orientali di Monte Corno sono attraversate dalla cosiddetta vìa dë ru cuavónë, che parte dalle ultime case a nordovest del paese ed incontra presto (1444 m) la fóndë dë ru cuavónë. Il cavóne è un 'buco nel terreno' che fu scavato nei pressi della fonte e che veniva riempito in inverno di neve, pressata e coperta dalla pula per evitarne lo scioglimento in estate. Una rudimentale conduttura portava quindi l'acqua alla fontana ed al lavatoio del paese. Ciò fino al 1901, anno di inaugurazione dell'acquedotto di Vetica. Sulla cartografia IGM viene riportato il toponimo F.te del Cavone, insieme a Costa del Cavone.

45. Salendo lungo la Via del Cavone, si supera un primo crinale (1596 m), al cosiddetto càpë dë ru cuavónë, cioè 'Capo del Cavone', per poi traversare a mezza costa aggirando la conca del navëllónë. Questo nome è confermato dalla cartografia IGM che riporta Navellone, e pare avere la stessa origine di quello di Navelli (AQ), che è un continuatore di un appellativo nava, forse legato al latino navis 'nave', col significato di 'concavità'.

46. La salita lungo la Via del Cavone culmina (1635 m) sull'allineamento spartiacque Monte Corno-Serre, con un valico chiamato uàdë dë la mëndàgna. In questa zona sono numerosi i resti di muretti a secco (mandroni) che ci testimoniano la diffusa presenza di stazzi. Il nome, Guado della Montagna sulla cartografia IGM, riprende l'appellativo montagna, qui utilizzato nel senso di 'territorio alto, coltivi situati in alto, alpeggio estivo'. Il valico in questione era dunque sentito come porta della 'montagna', cioè Campo Imperatore.

47. Dal curvone sulla strada per Campo Imperatore dove parte oggi la Via del Cavone (1367 m) si stacca anche una strada campestre, la quale percorre il fondo di una valletta che si fa via via più larga. Si tratta dei coltivi di sandënàtë, il cui nome ricorda la presenza in loco di una chiesa rurale dedicata a San Donato, nonché dell'antico cimitero di Castel del Monte. Sulla cartografia IGM viene riportato il nome S. Donato Vecchio. L'aggettivo 'vecchio' è dovuto al fatto che una nuova chiesa dedicata a San Donato è presente più vicina al borgo, oramai inglobata all'interno dell'abitato.

48. Fra dossi e vallette, la contrada di San Donato sfocia in quella, pure coltivata, di piscianésë. Tale nome, riportato come Piscianese sulle carte IGM, deriverà da qualche personale, forse un Pisius, attraverso un prediale in -ano ed una derivazione aggettivale in -ese (la stessa di Marcianese, nome dell'insediamento medievale preesistente all'attuale Castel del Monte).

49. Continuando lungo la strada campestre, si trova ben oltre Piscianese la depressione di frènda (1519 m), nella quale si trova anche una sorgente. Sulle carte IGM la contrada e la fonte sono chiamate Frenda e, rispettivamente, F.te Frenda. Il termine frènda indica in alcuni dialetti 'la strada che si fa rompendo la neve'. Questo toponimo è passato ad indicare tutta la fascia coltivata che si estende ai due lati della strada campestre. Con continui saliscendi in un paesaggio suggestivo, la strada perviene alla sella di San Cristoforo, appartenente a Calascio, che permette di svalicare verso la Fonte di Assergi a Campo Imperatore.

50. Il versante a nord di Monte Corno, che guarda Campo Imperatore, è detto còsta zërlàna, con riferimento ad un qualche nome personale di difficile interpretazione, ma riportato pure sulla cartografia IGM come Costa Zorlana. A 1500 m circa vi si trova la cosiddetta F.te Zorlana, non lontano dalla strada di Campo Imperatore.

51. Sulla Costa Zorlana si trova pure la fóndë dë marcéglië (1668 m), appena sopra il canàlë marcéglië. Entrambi tali nomi, riportati come F.te Marcegli e Canale di Marcegli sulle carte IGM, riflettono un personale locale 'Marcello' o forse un derivato dell'aggettivo marcio.

52. Ai confini con Calascio, nella zona dove ha origine il canale della Gravara, va collocata la località di scoppatùrë. Riportato come Scoppaturo sulla cartografia IGM, il toponimo riflette il verbo scoppà 'scorticare', con un suffisso d'agente -toro.


La regione di Natrella
53. Imboccata la statale per Campo Imperatore, appena fuori dal paese troviamo un bivio sulla sinistra (1344 m). Il ramo carrozzabile si inoltra in una angusta valletta, attraversando la contrada di vallattérë. Tale nome è senz'altro derivato da valle, ma risulta oscuro nella formazione e nel significato. Sulla cartografia IGM compare nella versione C.le di Vallettieri, riferito ad una collina a nord della strada (1482 m).

54. Circa 1 km ad ovest dell'abitato si estende l'ampia depressione (1368 m) di natrèlla, oggi sede di una pista battuta per lo sci di fondo. In fondo alla valle c'è il pùzzë dë natrèlla (1386 m). Sulla cartografia IGM tali toponimi compaiono come Natrella e, rispettivamente, P.zo di Natrella. Quanto al nome, esso resta senza confronti, se non con quello dei Prati della Natella, ben nota località ai piedi del Monte Sirente. Si può anche pensare ad un antroponimo al quale venne agglutinata la preposizione in.

55. A nordovest del piano di Natrella c'è una corona di pendii coltivati che separano dalla valle di Frenda. Uno di questi pendii, nei pressi di una serie di cocuzzoli (1439 m), è detto la carapëllésa. Il nome è riportato sulla cartografia IGM come M. Carapellese, attribuito ad un colle roccioso che sovrasta i coltivi (1586 m). Quanto all'origine della designazione, essa richiama probabilmente il nome di Carapelle (AQ).

56. Verso sud la valle di Natrella è chiusa da una dorsale detta nel suo complesso rë cóglië, ossia, come riporta pure la cartografia IGM, i Colli. La dorsale prende quota appena ad ovest del paese, con la còsta dëgli'agliérë. Tale nome rifletterà la presenza della specie arborea aglio, o sarà un riflesso della voce agliaro, che in alcuni dialetti indica un tipo di 'pagliaio'.

57. La dorsale dei Colli è interrotta dal uàdë dë sandëmércë (1453 m), che permette il passaggio dal Pozzo di Natrella alla valletta di sandëmércë (1419 m), la quale si trova ai confini con Calascio. Il toponimo, presente come V. S. Merci e Guado di S. Merci sulle carte IGM, è di origine agionimica, ma oscura.

58. Ai confini con Calascio, non lontano dal Pozzo di Natrella, si aprono le due conche di vallórsa e vallorsélla, un tempo coltivate. I nomi sono riportati come Valle Orsa e V. Orsella sulla cartografia IGM, e sono noti come tali anche a Calascio. Il primo toponimo riflette la presenza dell'orso, mentre il secondo è un diminutivo del primo, poiché la contrada seminativa è meno estesa. Ancora a confine con Calascio, le carte riportano un toponimo M. Rotondo, riferito ad una collina (1531 m), che però non è stato registrato presso i locali.


La regione di San Marco
59. A sud dell'abitato, fino ai confini con Calascio, si estende l'importante pianoro detto ngàmbë, area coltivata attorno alla quale hanno gravitato i primi insediamenti precursori di Castel del Monte. Il toponimo riflette l'appellativo campo 'piano', ma sulla cartografia IGM è chiamato Piano di S. Marco. In mezzo alla piana è presente un importante pozzo, il pùzzë dë mmalafédë, il cui nome richiama un soprannome locale.

60. Affrontando le svolte della strada provinciale per Calascio, si può scendere dal dosso dove sorge il paese ai pianori sottostanti. In prossimità di un primo tornante si trova il (nuovo) cimitero di Castel del Monte. Al quarto tornante, nei pressi del km 21, si trova sulla sinistra una sterrata che penetra nella località detta dëfènza vècchia. Si trattava di una 'bandita', chiamata tecnicamente defensa, specificata con l'aggettivo 'vecchio' per distinguerla dalla 'nuova' che si trova più ad est. Sulla cartografia IGM il toponimo è Difesa Vecchia.

61. A pochi metri dal quarto tornante della strada per Calascio, a sud dell'abitato, si apre la conchetta (1184 m) di jimmànë. Il nome di tale contrada è di evidente origine prediale, risultando formato col suffisso -ano che indica la proprietà del fondo, da un personale Gim(m)ius o simili, come per Gemmano (FO). E come Gemmano, il toponimo risulta riportato sulle carte IGM.

62. Fra il km 21 ed il km 20 verso Calascio, si trova una deviazione sulla destra per la valle di piccìpëlë, ampiamente coltivata. I pendii immediatamente a nord della valle sono detti lë còstë dë piccìpëlë, e confinano verso monte con la dorsale dei Colli. Il toponimo risulta oscuro, e forse ha origine da un soprannome locale. Le attestazioni sulle carte IGM, Piccipoli e Costa di Piccipoli non servono a fare chiarimento.

63. Sui pendii delle Coste di Piccipoli si trova una valletta seminata detta fùnnë dë vàllë. Qui l'appellativo fondo è usato nel senso di 'conca coltivata', mentre valle si riferisce al fatto che tale conca è in effetti un impluvio che si getta nella piana di Piccipoli. Il toponimo è riportato come Fondo di Valle sulla cartografia IGM.

64. La piana di Piccipoli è chiusa a sud da una crestina sulla quale svetta il cocuzzolo (1144 m) che dà il nome ai coltivi di piedicòllë, situati proprio alle sue pendici. Il toponimo, Piedicolle nelle carte IGM, ha quindi origine evidente, essendo formato dalla preposizione piede 'ai piedi di' e da colle.

65. A sud di Piccipoli, oltre una crestina, si trova l'altro pianoro detto rë castéglië, anch'esso coltivato. Il nome di questa contrada, che è Castelli sulla cartografia IGM, può risalire al periodo storico che precedette lo sviluppo del paese nel suo sito attuale, o può essere semplicemente allusivo ai cocuzzoli che orlano il piano da entrambi i versanti.

66. Fra i cocuzzoli che chiudono a sud il piano dei Castelli, si trova il còllë dë la bbattàglia (1180 m). Sulla sommità di detto colle sono stati rinvenuti resti di fortificazioni risalenti al I millennio a.C., mentre alle sue pendici si sviluppò il successivo pagus imperiale romano. Riportato come C.le della Battaglia sulla cartografia IGM, il toponimo si confronta con diverse analoghe designazioni sparse nell'Appennino Centrale, le quali hanno spesso datto adito a fantasiose interpretazioni.

67. Sotto il km 19 della provinciale, in mezzo alla piana, in località lë corónë dë sandëmàrchë, sono presenti lunghi tratti di mura, e nella tradizione popolare è vivo il ricordo dell'antico insediamento esistito nel piano, prima che l'incastellamento accentrasse l'abitato in posizione più elevata, più vicino ai pascoli di Campo Imperatore. La favola, raccolta a Castel del Monte, del Re delle (Tre) Corone e del re Marrone, può essere interpretata come ricordo di un antico dualismo fra paese antico - le Corone - verso il piano, e nuovo insediamento - l'attuale - sul colle. Infatti marrone è termine di antichissima origine che si ritrova in numerosi toponimi montani, mentre corona allude alla forma dei colli che facevano 'corona' all'insediamento. La cosiddetta 'Città delle Tre Corone' è quindi l'insediamento, noto nei documenti come Marcianesi, che sostituì in epoca tardo-antica il vicus romano. Ai margini meridionali del Campo c'è la chiesa rurale di San Marco, sandëmàrchë, sua antica parrocchiale. Sopra la chiesa, sulle còstë dë sandëmàrchë, l'abitato fu incastellato temporaneamente, successivamente alle incursioni saracene.


La montagna delle Riparate
68. Dalla piazza centrale di Castel del Monte ci si può dirigere verso est, lungo la strada che scende verso l'alta valle del fiume Tirino. Sulla sinistra, una strada secondaria abbandona le ultime case del paese, inoltrandosi fra i dossi di Colle Grasso, sotto la Cacera, per raggiungere la lunga valle detta ru stungónë, seminata. Il toponimo è riportato come Valle dello Stincone sulla cartografia IGM e sarà un traslato geomorfico. In alcuni dialetti i riflessi di stinco, voce longobarda, indicano il 'torchio'.

69. La Valle dello Stincone è chiusa a nord dalle pendici meridionali della lunga catena delle rëparàtë, che culmina con la cima (1771 m) sopra il valico stradale di Capo di Serra. In effetti il nome del valico presuppone un toponimo serra che andrebbe attribuito alla dorsale suddetta, ma che però non è stato registrato come tale dai locali. Sulla cartografia IGM il nome della cima è M. Capo di Serre, mentre le Riparate è attribuito ai bastioni rocciosi. Quanto all'origine del nome, esso può derivare dal fatto che la dorsale 'ripara' l'abitato dal vento del nord, se non è uno strano derivato di ripa, come ripàrë 'scogliera' a Ortona (CH).

70. Una caratteristica roccia che svetta in mezzo al bosco sul versante sud delle Riparate è conosciuta con il nome di préta lìscia, il quale ha origine evidente.

71. La statale per Villa aggira un cocuzzolo sormontato (1327 m) da una croce, per cui viene detto còllë dë la crócë. Tale nome, di formazione evidente, è riportato come C.le della Croce sulle carte IGM.

72. Il Colle della Croce è congiunto da una crestina, superata dalla statale per Villa (1253 m), con un secondo cocuzzolo (1258 m), il quale ha meritato il nome di belvëdërë in quanto si affaccia direttamente sull'alta valle del Tirino.

73. Nei pressi del Belvedere, sotto la strada, si trovano dei coltivi nella stretta vàllë dë dëmà, la quale va a confluire in basso nell'alto bacino del fiume Tirino. Il nome della valle riflette un soprannome locale, forse equivalente a 'Domani'.

74. Superato il dosso del Belvedere, la strada per Villa lambisce la conca delle cèsë, macchiata di boscaglia. Il bosco doveva in passato essere più esteso, ma poi la località venne sottoposta a taglio e messa parzialmente a coltura. Da tale circostanza deriva il nome, che riflette l'appellativo cesa 'tagliata, debbio'.

75. Ad est delle Cese si trova il più vasto bosco della dëfènza nòva, che si estende a ridosso di una serie di cocuzzoli. Si trattava in effetti di una 'bandita', nella quale era vietato il taglio degli alberi. Riportato come Difesa Nuova sulla cartografia IGM, il nome contiene l'aggettivo 'nuovo' per distinguere la località dall'altra Difesa Vecchia.

76. Scendendo oltra la Difesa Nuova, la strada statale giunge ai confini con Villa nella valletta chiamata rë cornacchiójë, che fa parte della regione dello Stincone. Infatti la fóndë dë rë cornacchiójë che qui si trova (1233 m), a Villa è detta fóndë dë ju stingónë. La cartografia IGM invece non fa confusione, registrando i toponimi Valle del Cornacchiolo e F.te del Cornacchiolo, al singolare. Quanto al nome cornacchiolo, al plurale nelle designazioni dialettali, esso rifletterà un termine locale per 'rametto, ceppo', oppure indicherà la presenza di 'giovani piante di corniolo'.