Campana (Fagnano Alto)

Appunti sul paese

Fagnano Alto è un comune sparso della media valle dell'Aterno, composto da una decina di villaggi quali Fagnano, Vallecupa, Campana, Corbellino, Colle, Pedicciano, Frascara, Opi, Castello, Termine e Ripa. Il capoluogo è situato sulla strada provinciale ex statale n° 261, fra San Demetrio e Fontecchio. Sono tutti centri di parlata del medio Aterno.

Le origini dell'organizzazione territoriale sparsa risalgono probabilmente all'epoca italica e romana: un pagus vestino, chiamato Aufeginum, composto da numerosi vici. Il ricordo dell'antico pago resta vivo anche nel nome, che deriva da quello antico per tramite delle versioni medievali aggettivate come Ofeniano (sec. XIV). L'incastellamento di questi vici avviene verso il XI sec. nel borgo fortificato dell'attuale frazione di Castello. Tuttavia, la storia medievale e poi moderna delle frazioni di Ripa e Campana fu spesso indipendente da quella degli altri villaggi. Fagnano partecipa collettivamente alla fondazione dell'Aquila. In tempi recenti, viene a formarsi l'attuale capoluogo come centro amministrativo lungo la viabilità principale.

Testimonianze preromane sono le mura alte in opus poligonale tra Opi e Castello, la necropoli di Capo Croce presso Campana e i rinvenimenti in località Capo la Prata. Da menzionare la chiesa rupestre di San Rocco a Ripa, i resti del borgo fortificato e la chiesa di Santa Maria (sec. XIV) a Castello, la chiesa di San Massimo a Opi, i ruderi della chiesa e convento di San Sebastiano (sec. XVI) a Corbellino, la chiesa di San Giovanni Evangelista (sec. XVIII) a Campana.

Appunti sul territorio

Campana è la frazione di Fagnano Alto che, a differenza delle altre, si trova sul lato destro del fiume Aterno. Il suo tenimento montano occupa dunque una porzione della catena del Sirente, delimitata verso valle proprio dal corso del fiume.

La complicata dorsale esterna del Sirente, che delimita l'altopiano attorno a Terranera e alle Pagliare, culmina sopra Campana con la montagna della prëtèra (1210 m). Questa si estende a partire dal canalónë, fino a morire in corrispondenza del confine con Fontecchio. Ad occidente, si trovano le pendici della montagna di Terranera, fino al vallone dello scacaccètë. Ancora oltre, fino ai confini con Stiffe, ci sono le pendici della dorsale dei Colli.

La toponomastica

La montagna dei Colli
1. Campana si trova in corrispondenza di una curva del fiume Aterno, adagiata su un colle a forma di 'campana'. A monte dell'abitato, si trova la madonnélla, una edicola votiva (629 m) con una croce. Da qui parte una carrozzabile sulla quale, dopo pochi metri si trova l'altra crócë cambàna.

2. Proseguendo lungo la carrozzabile, si affronta presto la salìta la fóssa, con la quale la strada diventa una mulattiera decisamente diretta verso la Fossa a confine con Stiffe. Poco dopo, si incontra la césa rëtórna. Si tratta di una località coltivata, un tempo coperta da bosco, caratterizzata da muretti a secco di forma rotonda. L'appellativo cesa è il sintagma latino (silva) caesa, nel senso di 'bosco tagliato' per permetterne la messa a coltura. Lo spietramento successivo al dissodamento ha fornito materiale in eccesso col quale erigere muretti di delimitazione o 'macerine'. Quanto all'aggettivo rëtórna, si tratta di dissimilazione del più diffuso *rëtónna 'rotonda'.

3. Quasi ai confini comunali, la via della Fossa passa sotto una fascia di bosco lambita dalla maldudìnë, una valletta. Questo oscuro nome sembra formato da valle, nella variante mal(le), e da una seconda parte che può essere un personale, forse del tipo germanico *Odino, *Otino.

4. Giunti al confine con Stiffe, siamo a chèpë la fóssa, ossia 'in cima alla Fossa', la grande cavità carsica divisa con Stiffe. Questa, però, pare che a Campana si chiami u fossónë, anche se la zona immediatamente a valle è detta lë piènë la fóssa. Si tratta comunque di riflessi dell'appellativo fossa, che in area forconese-aternina è usata in particolare per designare i numerosi sprofondamenti carsici.

5. Entrata in tenimento di Stiffe, la via della Fossa arriva al quadrivio di q. 787, chiamato proprio a Campana lë quàttrë vìë. Da qui si può rigirare verso sudest, salendo e costeggiando la préta ròssa, un macigno evidente e 'grosso'.

6. Lambito il bosco del faìtë, appartenente per lo più a Stiffe, si torna entro il confine comunale di Fagnano, dove il bosco comunale si chiama lë dëfènzë. L'appellativo defensa significa 'bandita', ed è applicato appunto a boschi o pascoli dove è vietato fare legna.

7. Traversato il bosco delle Defense, si guada il canalone di scacaccètë, incontrando la mulattiera che lo risale da sotto. Questa ha origine dalla carrozzabile sopra la Croce Campana (629 m), con la cosiddetta vìa piàna che, in debole pendenza, giunge al canalone. E' questo il toponimo dialettale alla base dell'errata designazione V. Piana sulla cartografia IGM.

8. Salendo irregolarmente, si lambisce la rënàrë, un dosso occupato da una cava di rena, da cui il nome, che è un collettivo in -arius di rena. Ci si allontana dal canalone, che non ha un nome vero e proprio, ma pare sia chiamato ju scacaccètë. Questo è piuttosto un nomignolo, dato che è un participio passato di scacaccià, a sua volta da scacàccia 'cispa'.

9. Verso la q. 756, l'erto sentiero trova la località di pòrta cavàglië, il cui nome pare riferirsi all'allevamento dei cavalli, se non è una paretimologia da un più antico derivato di cava, magari riferito proprio al vallone 'senza nome'. Quanto all'appellativo porta, può designare tanto una vera e propria costruzione, quanto essere un traslato geografico, nel senso di 'passaggio', in questo caso del canalone. Ma il guado del canalone possiede un suo nome, che è u fruscìtë. Questo per la verità pare applicato alla zona in generale. E' un collettivo in -etum della voce dialettale frusco 'stecco, ceppo'.

10. Superato il canalone, il sentiero risale con lë vótë, cioè 'le svolte', verso la cimata. Incontrato, come già detto, l'altro sentiero della Fossa, si sale lungo la testata del canalone nella zona della schjazzèta, a confine con Terranera. Questo toponimo deriva dalla voce schjàzza, che riflette il latino volgare *platja per il classico platea, forse nel senso originario di 'via larga', o di 'pietre lisce'.

11. La crestina a destra del sentiero, che costituisce il punto più elevato della dorsale dei Colli appartenente a Campana, si chiama scàppola, forse da una voce dialettale per 'cappio' o 'scapola', come traslato geomorfico, o ancora attraverso una designazione fitonimica.

12. Tornando alle quote basse, vicine al paese, elenchiamo le località che costeggiano il canalone a valle della Via Piana. Vicino a questa ci sono lë vìgnë stréppë. La zona trae il nome dalla presenza di vigne e di 'sterpi', in dialetto stréppë. Quindi, si incontra dapprima la Via del Monte, poi il bivio di nërièlë. Questo toponimo è un sintagma (in) Riale, derivato in -alis di rio, riflesso del latino rivus.

13. Il bivio di Riale conduce a sinistra alla fóndë ciarlòttë, una sorgentella alquanto nascosta e non segnata sulle carte, chiamata col soprannome di qualche proprietario della zona oppure con un nomignolo deverbale da ciarlare 'chiacchierare', con riferimento al suono delle acque. Verso valle, si va invece al funnàcchjë dë borrëpósë. Anche questa località richiama un soprannome locale 'Buon Riposo', mentre l'appellativo è un alterato di fondo, che qui varrà 'coltivo in un avvallamento'.

14. Lungo il fiume, a ovest del paese, si trova la zona delle costarèllë, attraversata da una sterrata e lambita dalla ferrovia. Il nome è un diminutivo di costa 'pendio', qui come di norma applicato ad un pendio con esposizione prevalente verso est, cioè a sole.

15. Continuando lungo il fiume, superato il dosso dell'abitato si trova il ponte stradale che porta al paese, attraverso una via di accesso che compie un tornante (569 m), non lontano dalla contrada dell'èra gnóva. Questo nome vale, formalmente 'aia nuova': l'appellativo ara riflette il latino regionale *arja per il classico area nel senso tecnico di 'aia per la trebbiatura dei cereali' e spesso anche come traslato per 'spiazzo'.

16. Sotto il tornante si estende un tratto di piana che costeggia il fiume Aterno, detta j'uppìtë. Questo è un collettivo in -etum, divenuto -ìtë per metafonesi da -u, del fitonimo oppio che può designare le specie 'olmo' o 'acero campestre'. Sulle carte IGM è riportata una versione dialettaleggiante del toponimo, Oppito.

17. Dal tornante parte una stradella diretta alle Piane della Fossa. Prima incontra la contrada cërrìtë, poi u nébbië borrëpósë. Nel primo nome riscontraiamo una formazione collettiva, col solito suffisso -etum/ìtë, da cerro. Il secondo toponimo richiama invece il soprannome che abbiamo già trovato come nome di località. L'appellativo nébbië vale 'ginepro', riflettendo il latino juniperus.

18. L'ultima contrada lungo il fiume, prima dei confini con San Demetrio, è u scèrtëlë, una piana soggetta ad allagamenti. Il toponimo riflette l'appellativo scerto 'canale lungo il fiume', qui col suffisso diminutivo atono che ha origine nel latino -ulus.


La montagna della Pretara
19. La strada che conduce sulla montagna ad est del paese è chiamata la vìa u móndë, ovvero 'la via del monte'. Infatti il 'monte', per tutti i paesi che si affacciano sul versante aternino del Sirente, è la vallata delle Pagliare, dove si svolgeva la monticazione estiva, ovvero la transumanza verticale. In generale, monte designa il 'territorio alto' di un comune.

20. La Via del Monte parte sopra la Croce Campana, ma più in basso della Via Piana. Varcato il canalone, transita a mezza costa lungo j'andérë. Questo nome di contrada vale 'gli interi', e dipenderà presumibilmente dal fatto che, durante una qualche quotazione dei terreni, questo appezzamento fu lasciato indiviso.

21. A q. 666 si giunge al crocicchio detto lë quàttrë vìë, come l'omonimo in territorio di Stiffe. Qui troviamo un sentiero che sale dal fiume, e precisamente da un vecchio ponticello pedonale. Il sentiero è chiamato l'èrtëla, presumibilmente dall'aggettivo ertus 'erto, ripido', con diminutivo atono da -ulus.

22. Il ramo di destra del quadrivio sale nel bosco fin sotto il canalónë, un fosso che scende dalla cimata a confine con Terranera. Proseguendo lungo la Via del Monte, si sale invece lungo la località pëdëtéglië, nel bosco. Questo sembra un soprannome, visto che va analizzato come peditello, da pèdito 'scorreggia'.

23. Un nuovo bivio lo si incontra a q. 881, in località la schjazzèta. Questo nome è omofono a quello di un'altra zona già incontrata, e vorrà descrivere la presenza di lastroni di pietra liscia. Comunque circolano voci fra i locali riguardo la presenza di tratti di sentiero lastricati, ritenuti antiche vie romane. Proseguendo lungo il sentiero principale, si guadano due valloncelli. Forse uno di questi due guadi corrisponde al posto chiamato u mmalëpàssë. Questa diffusa locuzione vale 'passaggio difficile', essendo passo la voce dialettale per 'guado, passaggio (tra le rocce, ecc.)'.

24. In effetti, uno dei due valloncelli è anche chiamato u castëllónë, ma sembra ovvio che tale nome si riferisca all'altura (1108 m) che domina entrambi, e soprattutto il più orientale. Il nome di questa altura sarà 'castellone' per traslato geomorfico, se non per la presenza effettiva di resti di fortificazioni protostoriche, delle quali però nulla si sa.

25. Aggirato il colle forse chiamato Castellone, passando per il tenimento di Fontecchio, si perviene alle Pagliare di Fagnano (1105 m), dove si trova la strada carrozzabile proveniente da Terranera. Questo importante insediamento stagionale è sito in località la plàja, che è il pendio a sud della cima della Pretara. Il toponimo riflette il latino plagia, di origine greca, 'pendio'.

26. Imboccata la carrozzabile in direzione Terranera, si attraversa la contrada delle zëppèra. Si tratterà di località sassosa, visto che zeppa è voce dialettale per 'sasso, pietra', di origine longobarda, con significato originario di 'cuneo'.

27. Stiamo passando sotto la cima della prëtèra (1218 m), la crestina accidentata che separa il paese e il fondovalle dell'Aterno dal Monte. Questo nome è riportato sulla cartografia IGM come Costa della Pretara, ed in effetti riflette l'appellativo dialettale preta 'pietra', come collettivo in -aria, valendo dunque 'pietraia'.

28. Sulla cimata della Pretara si trova una conchetta (1196 m) ben conosciuta ai locali col nome di cózza la nùcë. Il nome richiama il fitonimo 'noce', forse per via della forma o per la presenza di piante, mentre cozza è un appellativo dialettale che vale 'buca', diffuso in area aquilana.

29. Lasciata la carrozzabile che, dopo le Zeppara entra in territorio di Terranera, volgiamo la nostra attenzione alle località a sud delle Pagliare. Il vallone che va a sfociare verso Fontecchio è chiamato a Campana u vàllone la madònna, ma non se ne conosce il motivo. Dall'altra parte, comincia il bosco della cërréta, la cui cima (1510 m) è però in tenimento di Terranera.

30. Resta da citare la contrada della précë, che si trova lungo il fiume, prima del casello ferroviario. Come per Preci (Pg), questo nome riflette un appellativo femminile prece 'balza ripida', attestato per i Monti Prenestini in Lazio e ricondotto al latino praeceps, -ipitis 'che cade con la testa in giù', come sostantivo 'precipizio', attraverso una forma *praeci(pe)-.

31. Infine, non è stata identificata con esattezza la posizione del pìcchë rùscë, un macigno o, come dicono i locali, una rèva di colore tendente al rossatro, forse per via di minerali di bauxite.