Bagno (L'Aquila)

Appunti sul paese

Bagno è una circoscrizione del comune dell'Aquila, autonoma fino al 1927. Comprende le ville di Bagno Grande, Bagno Piccolo, Ripa, Vallesindola, Sant'Angelo, San Benedetto, Civita, nonché la distaccata frazione di Pianola. Si tratta di centri di parlata forconese, tranne Pianola che ha una caratteristica parlata di transizione.

La zona di Bagno era compresa nei dintorni della città vestino-romana di Forcona, i resti della cui cattedrale, intitolata a San Massimo, sono visibili presso Civita. Dopo la diruzione di questo centro, venne incastellato l'attuale insediamento, la cui rocca si trovava nei pressi della cima del Castiglione, dove ne sono ancora visibili alcuni resti.

Appunti sul territorio

Il tenimento di Bagno, comune autonomo fino al 1927, confina con quelli di Roio ad ovest e Ocre ad est, oltre che con Lucoli e Rocca di Cambio a sud, occupando un non ampio settore del versante settentrionale del massiccio del Velino. Verso valle, la linea pedemontana individuata collega gli abitati di Bagno Grande, Ripa, Vallesindola, e da qui raggiunge il termine comunale con Ocre. A partire dalla cima di Monte Cagno, si staccano due dorsali che interessano il territorio bagnese. La più settentrionale di queste è quella di coppónë (2073 m), che si abbassa al nodo orografico (1868 m) sopra il valico di jàccë rànë (1972 m). Dal nodo, parte verso nordest un crinale che, oltre la sella di malëpàssë (1470 m), comprende la rocciosa cima di péschjë crócë (1474 m), sopra Vallesindola, ed è limitato ad ovest dall'importante vallata di pùzzë maché. Verso nordovest, invece, la linea spartiacque compie un giro attorno al bacino chiuso della vàllë sandëjàchë (1648 m), culminando con la q. 1810. A questo tratto si connette, al di là dell'omonimo valico (1695 m), la montagna di cërascìttë (1760 m), ormai ai confini con Roio. Da qui, la linea displuviale devia verso nordest, producendo le asperità nella regione delle pagliàrë (1289 m), nonché l'allungata cresta di castigliónë (1126 m), che si dispone fra Bagno Grande e Roio Poggio. La seconda dorsale, pure dipendente dalla cima di Monte Cagno, si abbassa gradatamente fino al valico di tèrra róscia (1832 m) e poi corre a confine con Lucoli, rimanendo separata rispetto alla prima dalla vàllë frédda.

I pastori di Bagno hanno realizzato diversi rifugi, stazzi, ecc. Il più importante, perché il più elevato insediamento dell'intero versante, è quello di jàccë rànë, non lontano dall'omonima sella. Poi, ci sono i ricoveri delle fùssërë (1111 m), del laghìttë (1780 m), di pùzzë maché (1342 m), tutti attrezzati con fontanile, ed il complesso del castigliónë. Altre fonti, pozzi, ecc. sono disseminate in quasi tutte le località più frequentate. Le più antiche sono la fóndë përchjàna e quella di cërascìttë (1301 m).

Numerosi sono i sentieri CAI riportati nella guida n° 2. Quelli citati sono il n° 6D da Ripa alla cima della còsta rànnë di Roio, il n° 7 da Ripa alla cima del coppónë, il n° 8C da Vallesindola al valico di malëpàssë, il n° 8A dalla piscìna vècchja al bacino di sottàcqua di Rocca di Cambio.

La toponomastica

La montagna del Castiglione
1. Proprio sopra l'abitato di Bagno Grande, si eleva a q. 1121 un cocuzzolo, anonimo se non fosse per la presenza di ruderi, visibili ai più esperti, relativi al Castello di Bagno, situato in posizione dominante rispetto agli attuali abitati. Il cocuzzolo mantiene ancor oggi il nome di castigliónë, ignorato dalla cartografia IGM, che si applica anche al dosso gemello, di poco più alto, sul quale è un punto trigonometrico (1126 m). Neanche sulla carta CAI l'importante toponimo è stato emendato, pur se vi è stato aggiunto il complesso pastorale degli Stazzi del Castiglione (1072 m), raggiungibili anche da Roio con l'itinerario n° 6E. La voce castiglione deve avere origini tardo-medievali, forse associata all'avvento dei Normanni, e riflette un latino medievale castellio, -onis.

2. La cima più elevata del Castiglione è ormai denominata, su guide, ecc. Solagna di Bagno, e ciò per la presenza, sulla cartografia IGM, di tale toponimo, addirittura sul versante nord del crinale. In realtà la voce solagna non può che riferirsi al versante meridionale, esposto a sole, che in effetti si chiama, per i locali, la solàgna. L'attributo de bàgno viene aggiunto dai confinanti roiani, non certo dagli stessi locali di Bagno.

3. Per salire agli Stazzi del Castiglione da Ripa di Bagno, si imbocca (itinerario CAI n° 6D) la "Via della Montagna" che immette in una pista, poi mulattiera, che penetra in una pittoresca gola, detta fossàtë dë madònna dëllë canàlë, dall'omonima chiesetta (Santa Maria delle Grazie) che si trova più a monte (963 m), segnalata sulle carte. Il nome della chiesa, eretta all'inizio del sec. XX, fa pensare che il fossato un tempo si chiamasse lë canàlë, dalla voce canale 'ripido fosso apportatore di acque', in origine 'grondaia'.

4. Prima di giungere alla chiesa della Madonna delle Canali, sia proveniendo da Ripa sia da Bagno Grande, si passa nei pressi del fontanile di fóndë spécchia, riportato a q. 850 sulla cartografia IGM col nome Fonte Specchia. Il nome della sorgente riflette il latino specula 'vedetta', e si riferirà a qualche punto sovrastante, da dove si dominava con lo sguardo gli abitati di Bagno.

5. Sopra la chiesa della Madonna delle Canali, sul versante sud della cima del Castiglione, si trova una fascia rocciosa visibile pure dai paesi pedemontani. Su questa fascia, spicca il péschjë rùscë, un macigno - la voce dialettale peschio, di origine italica, poi passata nel latino, designa dei grossi massi - di color rosso (dialettale rùscë, con metafonesi da -u), presumibilmente per la presenza di minerali di bauxite.

6. La mulattiera del fondovalle trova una deviazione a q. 1012, al termine del tratto più incassato. Salendo sulla destra, si perviene agli Stazzi del Castiglione, passando per la località detta cérquë da vìndë. Tale nome significa, letteralmente, 'querce dei venti', e si riferirà alla suddivisione del territorio fra venti proprietari.


La regione delle Pagliare
7. Giunti con l'itinerario n° 6D agli Stazzi del Castiglione, si può proseguire lungo la stessa carrareccia in direzione sudovest. Dopo qualche curva, si trascura un primo bivio a q. 1112 e poi si lascia la pista a q. 1158, prendendo una carrareccia a destra che lambisce la conca detta follëcàra (1116 m). Questo nome, assente sulla cartografia, riflette il latino filicaria, collettivo di filex, filicis 'felce'. Un altro nome per la stessa dolina è fùnnë d'i quàttrë padrùnë, che testimonia il fatto che la conca era coltivata, giustificandosi così l'appellativo fondo (latino fundus) che è in genere attribuito proprio a vallette seminative.

8. Proseguendo, si passa affianco ad una pineta, chiamata a Roio la pinéta de bàgno, e poi si piega in direzione nordovest, riallacciandocisi alla Via del Monte di Roio, che ha inizio dalla frazione di Roio Piano. Questo tratto è noto a Bagno con il nome di vìa dëllë pagliàrë, mentre pagliàrë (con solàgna dëllë pagliàrë) è detta un po' tutta la regione, evidentemente per via delle costruzioni rurali in pietra a secco che qui si trovano diffusamente. La cartografia IGM ha introdotto il toponimo Colle Pagliare, già citato nella guida di Abbate, che però non ha riscontro nella nomenclatura dialettale. Questa conosce, piuttosto, il nome casarèllë, pure riportato sulle carte come Casarelle, che sembra un sinonimo di pagliàrë, essendo un diminutivo (suffisso -arello) di casa.

9. Il pianoro delle Pagliare (1289 m) scende, dalla parte opposta rispetto alla strada, verso la vallata delle canetre di Roio, con una serie di dossi inframezzati da brevi impluvi. I locali di Bagno conoscono un nome per ciascuno di tali colli, detti complessivamente cóglië. Partendo da ovest, cioè dai confini con Roio, si ha il còllë tùnnë, cioè 'tondo', poi il còllë lìscë, 'liscio', quindi il collë vattàglia, che è il più esteso e presentava diversi coltivi. Tale nome, che suona collattàglia a Roio, è un composto colle battaglia, con la specificazione dal verbo battere, cioè 'trebbiare' i cereali, mediante il suffisso collettivo -alia. Ad est del Colle Battaglia succede il còllë lùnghë, 'lungo', il quale comincia più in alto rispetto agli altri, appena sotto la pineta. Quindi è la volta del còllë stórtë, 'storto' per via della forma, che scende sopra gli Stazzi del Castiglione.


La montagna della Costa Grande
10. Ai confini occidentali del tenimento di Bagno si trova la montagna di cërascìttë, la cui cima (1760 m) è gemella a quella roiana delle quàrtare, punto più elevato della Costa Grande di Roio. Il toponimo, che a Roio suona cerascìttu (e còlle cerascìttu la cima, da cui il nome Colle Cerasitto sulle carte IGM), è un diminutivo in -etto del latino cerasus 'ciliegio'. A Bagno, questo nome include anche la vallata che chiude ad est la cima, sulle carte IGM Fossato di Cerasitto (che riprende la designazione in uso a Roio, ju fùssu de cerascìttu), nonché la sorgente, munita di fontanile che ivi si trova, F.te Cerasitto (1301 m).

11. La salita alla cima di Cerasetto va effettuata seguendo l'itinerario CAI n° 6D, a partire dalla Via delle Pagliare. Il sentiero rimonta il ripido costone con numerose svolte, fino a superare, a q. 1395 il fosso di mèzza spàda (1198 m), una grande dolina, secondo l'Almagià dovuta a crollo per cedimento della volta di una cavità ipogea. Il nome, che è Mezza Spada sulle carte IGM, riprende la oscura voce spada e non andrà separato dall'altro toponimo Spedino, anch'esso riferito a dolina, nel confinante tenimento di Roio.

12. Tralasciata una deviazione per la fonte di Cerasetto, si risale il pendio alla sinistra orografica dell'omonimo fossato, fino a pervenire alla sua testata (1650 m circa). Risalitala, si sbuca al passo di q. 1695, senza nome sulle carte IGM, ribattezzato Passo di Valle Fredda sulla guida CAI. Ciò perché il valico mette in comunicazione con una valle chiusa, di forma circolare, chiamata sulle carte IGM Valle Fredda. In realtà, questo è un grossolano errore: la conca è nota ai bagnesi come cóppë de cërascìttë, riprendendo il nome della cima sovrastante, mentre il cosiddetto Laghetto di Vallefredda delle carte è per i locali di Roio la piscìna vècchja (vi si trova un vecchio fontanile, sostituito di recente con uno più a monte, vicino al valico). Come si vedrà in seguito, la designazione vàlle frédda (tanto di Roio quanto di Bagno) indica invece una valle ad est di quella in oggetto.


La montagna delle Pianelle
13. Ad est del fossato di Cerasetto, si eleva una esile crestina composta da diverse elevazioni, la più alta delle quali raggiunge i 1810 m. La dorsale, di scarsa importanza perché aggirata dalle principali vie di transito, non ha un nome specifico per i locali di Bagno, che però designano col nome lë pianèllë una località proprio sulla cresta, a circa 1700 m. Si tratta evidentemente di un tratto pianeggiante della cresta, proprio sotto un dosso (1710 m), dove passa una mulattiera che si stacca da quella che scende nel Coppo di Cerasetto, e raggiunge l'importante vàllë sandëjàchë (a Roio e Lucoli, vàlle sandujàcu), un coppo (1648 m) dove si trova un pozzo. Tale località non è nominata né sulla carta IGM, né su quella CAI, che però attribuiscono il nome Valle Santo Iago (con l'evidente errore Iago per Iaco, dialettale per Iacomo, Iacopo 'Giacomo') alla lunga vallata dietro (sudovest) alla cresta delle Pianelle. Questa vallata, percorsa dall'itinerario CAI n° 8A, ha invece un nome dialettale diverso, che suona vàlle frédda a Roio e vàllë frédda a Bagno, evidentemente perché si trova frequentemente in ombra. Tale nome è stato ripreso dalla cartografia IGM, ma per designare il Coppo di Cerasetto, che si trova, come già visto, più ad ovest.

14. Tutte queste località possono essere raggiunte partendo dalla pineta di Bagno, dove una deviazione consente di abbandonare la Via delle Pagliare, scendendo ai piedi della conca di fossagnésa (1150 m). Tale nome non è riportato sulle carte, pure se la località è importante (vi si trova pure una costruzione rurale) e ben conosciuta. Potrebbe derivare dalla voce comune fosso, attraverso un derivato *fossanea, con lo stesso suffisso di *montanea > montagna, e quindi il suffisso aggettivale -ese. Ma più probabilmente si tratta di un costrutto fossa bagnese, ossia 'di Bagno', con lenizione di -b- intervocalico spinta fino al dileguo (come in collattàglia da colle battaglia).

15. Proseguendo lungo la carrareccia, si passa sopra una fascia di rocce, nota con il nome lë rottèllë, per via della presenza di sgrottamenti forse usati come ricovero dai pastori. Si tratta, infatti, di un diminutivo (suffisso -ello) di grotta, dialettale rótta, e non Rotelle come riporta la cartografia IGM che, tra l'altro, colloca il toponimo ben sopra la strada. Poco più a monte, su un dosso con qualche pino, arriva l'itinerario CAI n° 7 proveniente dalla chiesa della Madonna delle Canali.

16. Si passa ora dietro un cocuzzolo (1224 m) che guarda il sottostante fossato di Pozzo Maché. Il suo nome è u pëschjëtéglië, diminutivo della voce peschio, che indica un 'macigno', una 'cimetta rocciosa'. Sulle carte IGM, Peschietelli è leggermente spostato.

17. Dopo il Peschitello, la carrareccia taglia la base del fossàtë dë màllë màra, che più in alto si biforca in due brevi rami. Il nome si compone della voce fossato, molto usata a Bagno per designare un ripido valloncello, e del toponimo màllë màra, a sua volta composto di valle (lo scambio m-/v- in posizione iniziale è frequente) e dell'appellativo prelatino mara 'acquitrino, pantano', usato per lo più proprio in combinazione con valle. La cartografia IGM ha riportato il nome Vallemara, ma collocandolo in maniera errata.

18. Si perviene ora ad un ricovero per pastori (1342 m), malridotto, nei pressi del quale ci sono un pozzo ed un abbeveratoio, pure inutilizzabili. Secondo la guida CAI (ed anche la cartografia IGM), il nome del sito è i Coperchi, nome non riscontrato presso i locali di Bagno ma, nella versione ju copérchjo, presso i roiani. Invece, i bagnesi utilizzano il nome pùzzë maché per designare il pozzo, da un vecchio soprannome maché che si ritrova nel toponimo, riportato nelle carte IGM, Fossato di Fonte Maché.

19. Trascurando una vecchia mulattiera diretta alla testata della Valle Mara, si continua per un tratto nel solco del fossato di Pozzo Maché, per poi lasciarlo a q. 1488, deviando sulla destra verso la còsta dëllë cëppétë, dove si trova un recente fontanile (1559 m), ribattezzato fondanèlla dëllë cëppétë, riportato sulla carta CAI. Il toponimo è un collettivo plurale in -ete di ceppo.

20. La carrareccia, sempre più dissestata, trova la vecchia mulattiera in cima alla Valle Mara (1605 m), non lontano dallo jàccë ju véndë, una località non meglio identificata dove i pastori facevano tappa. La voce iaccio 'stazzo', è qui specificata dall'appellativo vento, evidentemente perché trattasi di località ventosa. Più ad ovest, ormai a ridosso del fossato di Cerasetto, si trova poi la màcchja rëtónna, una porzione isolata di bosco che apparirà tonda se vista dal basso. La voce macchia riflette il latino macula, originariamente nel senso di 'macchia', poi in quello di 'bosco'.

21. Con una serie di curvoni, la carrareccia evita ora la discesa nel fondo della Valle di Santo Iaco, giungendo allo sbocco di una valletta, dove si trova lo jàccë dë sandëjàchë. Quindi, tagliando i pendii a monte della conca, giunge al valico di Cerasetto, congiungendosi con quella proveniente da Casamaina.


La montagna di Peschio Croce
22. A sud dell'abitato di Ripa, svetta esile una crestina lunga circa 2 km, dipendente orograficamente dalla ben più elevata dorsale di Coppone. Il cocuzzolo che domina il paese è cucurùzzë (1186 m), quasi irrangiungibile se non con esilissime tracce da pastori. Il nome, che è Colle Cocoruzzo sulle carte IGM, riflette l'appellativo cucuruzzo, di antica origine prelatina, che designa di solito, insieme con le sue varianti del tipo cucco ( e italiano cocuzzolo), delle cime rocciose.

23. Appena sotto la cima del Cucuruzzo, si apre fra le rocce un'avvallamento forse di origine carsica. Si tratta del fóssë dë priórë (1071 m), molto conosciuto, ma il cui nome è assente da ogni carta. Questo è un composto di fosso, qui usato nel senso di 'conca', e di un soprannome locale.

24. A monte del Cucuruzzo, la cresta si presenta piuttosto pianeggiante, ed è percorsa da un sentierino che si affaccia sul versante occidentale, noto come la còsta dëllë sogliàrë. Tale nome è un composto di costa 'pendio', in genere riferito a versanti a sole o coltivati, e di una specificazione di etimo incerto, forse ricollegabile ad un derivato di sole, per via dell'esposizione. In via ipotetica, si può pensare a *solaria, con metatesi in *soliara, oppure ad un incrocio con solium 'suolo'.

25. Il punto più elevato del crinale è in corrispondenza del péschjë crócë (1474 m). Si tratta evidentemente di una cimetta rocciosa, dato che peschio è voce di origine italica (osco pesslum), passata poi al latino ed al dialetto, dove designa un 'grosso masso'. Quanto alla specificazione, essa richiama la presenza di una croce, della quale non si ha notizia, ma che appare giustificata dal fatto che qui sopra transitava una via proveniente da Vallesindola, abitato che è per l'appunto dominato dalla cima di Peschio Croce. La croce allora serviva da segnalazione, visibile anche dal paese, del punto terminale della ripida salita.

26. La via proveniente da Vallesindola è ricalcata, nel tratto iniziale, dall'itinerario CAI n° 8B/C. Questa è una carrareccia che, fuori dal paese, aggira un valloncello e poi un dosso (chiamato Panzatore sulle carte IGM), per passare a monte del fussàtë dëllë rùttërë. Questo è un impluvio che trae il nome dalla località rùttërë, evidentemente ricca di sgrottamenti naturali. Il nome è infatti un plurale in -ora di grotta e non un diminutivo, come invece presuppone il toponimo IGM le Rotelle.

27. Sulla carrareccia, a q. 967 si trova un recente fontanile (indicato sulla carta CAI) che ha assunto il nome della sorgente, sita più a monte (1061 m) di fóndë përchjàna, che tra l'altro alimenta l'acquedotto di Bagno. Il nome della sorgente, F.te Perchiana sulla cartografia IGM, riflette un prediale in -ano, concordato al femminile come fonte 'sorgente'. Il gentilizio alla base del nome può essere del tipo *Periculus, da Perius.

28. Oltrepassato la Fonte Perchiana, si entra a q. 1050 nella Pineta Cordone, localmente detta lo stivale, per via della forma, celebrativa dell'Italia. Si giunge rapidamente al ricovero delle Fussole (1111 m), con vicino alcuni capannoni. Tale recente rifugio trae il nome dalla località delle fùssërë, che indica il versante orientale di Peschio Croce, roccioso e solcato da numerosi valloncelli. Il toponimo, che suona Fùssole nell'adattamento IGM, è infatti un plurale in -ora di fosso, -a. Quanto all'ottima Fonte delle Fussole (1117 m), riportata nella guida CAI, si tratta di un recente fontanile, alimentato da alcune sorgentelle (una a q. 1206 è pure segnata sulle carte IGM), denominate lë fundanèllë dai locali più anziani, con un diminutivo, evidentemente data l'esiguità della portata, di fontana, derivato di fonte 'sorgente'.


La montagna di Coppone
29. Come disse l'Abbate nella sua guida, "...le parti montuose più alte del comune sono...Coppone e Cerasitto". Coppone è una propaggine del sistema di Monte Cagno, culminante con un rilievo a q. 2073, indicato sulle carte IGM (a partire dall'edizione del 1884) ed anche nella guida CAI, come Monti di Bagno. In realtà tale designazione è dovuta a qualche cartografo, probabilmente Rizzi-Zannoni (a. 1783) che nella sua Carta riportava M. di Bagno. Per i locali la montagna è coppónë, distinta in coppónë àltë (a Roio coppóne àltu) - la cima - e coppónë bàssë, ovvero l'anfiteatro a nord della cima che giustifica la designazione, il quale è un evidente accrescitivo di coppo 'avvallamento, concavità'.

30. La salita a Coppone si può effettuare mediante i sentieri CAI n° 8C e n° 7. Oltrepassato il "ricovero delle Fussole", si trascura la via principale, che seguita verso i confini con Ocre, prendendo un sentierino a destra del fontanile, che risale per un po' un valloncello. Si tratta della parte terminale del fossàtë dë sandëbbiàscë, dal nome interessante perché richiama un agionimo, sul quale peraltro non abbiamo notizie.

31. Giunto a q. 1325, l'itinerario CAI n° 8C devia decisamente in direzione nordovest, traversando a mezza costa le pendici del Coppone. Oltrepassata la parte alta del Fossato di San Biagio, svalica a q. 1470 in un'amena insellatura caratterizzata dalla presenza di alcuni pini e di una interessante capanna di pastori. Il tratto in questione, panoramico e pittoresco fra strettoie rocciose, è chiamato malëpàssë per il suo carattere impervio. Sulle carte IGM il toponimo Malepasso si trova lungo il tratto iniziale della traversata, mentre la guida CAI lo ha trasposto alla sella, confondendo la voce dialettale passo 'passaggio, guado' con l'italiano passo 'valico'. Il roccioso versante a nordest della cima di Coppone è chiamato poi còsta rànnë, cioè 'costa grande', oppure lë pëndìcë rànnë, col termine pendici pochissimo usato - un toponimo analogo è a Pettorano (Aq) -, che suona di adattamento italiano recente della voce dialettale.

32. Dal valico del Malepasso, il sentiero CAI n° 8C devia decisamente verso sudovest, seguendo un tratto di muro a secco e salendo con tornanti sul dosso di còllë ranaùccola, che salda la dorsale di Coppone con quella del Peschio Croce. Il toponimo è un composto di colle e di una voce dialettale, che vale probabilmente 'pipistrello'.

33. In cima al còlle ranaùccola (1566 m), ci si ricollega al sentiero CAI n° 7, trascurando quindi un ardito sentierino che risaliva la valle di Coppone (Basso) e saliva direttamente alla cima di Coppone (Alto). Il sentiero CAI traversa invece fino all'importante località di jàccë rànë (1792 m), un'ampia insellatura che separa la dorsale di Coppone da quella delle Pianelle. Ad est del valico (1800 m circa) si trovano degli interessanti resti dell'insediamento pastorale - chiamato appunto 'iaccio grande' (dialettale rànë per rànnë) -, costituiti da tre costruzioni, una a secco con grossi blocchi di pietra squadrata, una con tre grossi blocchi di pietra, una con malta. Accanto, visibili anche resti di un mandrone e di un muretto che recingeva l'intero complesso. La guida CAI ha ribattezzato la zona V.co dei Monti di Bagno.

34. Passando alle località ad est della cima di Coppone, ai confini con Ocre, va citato l'impervio jàcciu dell'inférnu, come viene chiamato a Roio, che si trova a q. 1970 su un ripiano naturale sopra gli orridi rocciosi che sovrastano la Fossa Grande. La specificazione inferno allude a località 'aspra, impervia' ed è piuttosto diffuso, spesso in associazione a baratri, burroni, ecc. Nella nomenclatura della confinante Ocre, pare riferirsi a tale zona il toponimo coppónë, che non sembra disgiunto da quello omofono di Bagno. Quindi potrebbe essere proprio questo coppo, frequentato perché sede di uno stazzo, alla base del nome della montagna sovrastante.

35. Sotto la Fossa Grande, divisa fra Ocre e Bagno, c'è la contrada di còllë dëllë pràta, che corrisponde a Capo le Prata delle carte IGM. In questo toponimo, capo è preposizione che corrisponde a 'parte alta di', mentre prata è un neutro plurale de latino pratum, fossilizzatosi come neutro dialettale, per designare terreni coltivati, in opposizione a prato 'prato'. Ancora ai confini con Ocre sono lë fundànë, alcune fonticelle riportate, ma senza nome, sulla cartografia IGM.


La montagna di Serra Longa
36. Appartiene quasi interamente a Bagno un crinale secondario che si stacca dalla cima di Monte Cagno, e procede divergendo da quello di Coppone, allineandosi in direzione sudest-nordovest. Compresa fra questa dorsale, e quella di Coppone, c'è una valle piuttosto ampia nella quale, non lontano dallo Iaccio Grande, si trova una polla nota a Roio col nome ju laghìttu. Il toponimo, un diminutivo di lago, è riportato sulle carte come il Laghetto, e lo si ritrova nel nome del ricovero del Laghetto, una costruzione pastorale sita nelle vicinanze.

37. Al ricovero del Laghetto si trova una recente pista che, da un lato, si inoltra nella valle ad ovest di Coppone, giungendo allo jàcciu della faìna. Un altro iaccio è lo jàcciu della cicòria, in una valletta parallela nella quale si trova un fontanile (1900 m). I due toponimi, dei quali solo il primo è presente sulle carte IGM, come la Faina, riflettono lo zoonimo faina 'faina' e, rispettivamente, il fitonimo cicoria.

38. Il ricovero del Laghetto è chiamato anche di Terra Rossa, dalla località tèrra róscia che comprende la zona del rifugio, l'ottimo fontanile poco più ad ovest e soprattutto un tratto della cresta che segna il confine con Lucoli dove, in corrispondenza di un intaglio (1832 m), si trovava una cava di bauxite. E' questo quel minerale (dell'alluminio e non del ferro) che conferisce il caratteristico color rosso alla terra, origine di tante designazioni composte con l'aggettivo rosso. Lungo il tratto di pista fra il Laghetto e la miniera, si trovava pure ju jàcciu de petricóne, così chiamato (a Roio), dal nome di un personaggio locale.


Il Monte Cagno
39. Della dorsale principale di Monte Cagno, che culmina ai tre confini fra Bagno, Ocre e Rocca di Cambio, appartiene a Bagno il versante occidentale, detto tre àuzi (a Roio e Lucoli) ovvero i 'tre balzi', dalla voce balzo, latino balteum, che indica il 'dosso di una cresta'. Infatti, si tratta di tre dossi, quotati 2146 m e, rispettivamente, 2150 m e 2151 m. Sulla cartografia IGM è riportata una versione dialettaleggiante del toponimo, I Tre Bauzi.

40. Pure appartenente al tenimento di Bagno è l'ampia fóssa palómma, che piuttosto fa parte del gruppo di Cefalone, la cui cima è pure a cavallo con il comune di Lucoli. Il nome è riportato come Fossa Palomba pure sulle carte IGM, e deriva dallo zoonimo palomba 'colomba selvatica', mentre a Lucoli è stata udita la strana versione pàssa palómma.